mercoledì 6 luglio 2011

AMBIENTE-NATURA-PAESAGGIO (n. 6)

“CONVERSAZIONE IN SICILIA”

                                 

di Elio Vittorini


E intanto era passata Augusta col suo monte di morte case in mezzo al mare, tra velivoli e navi, e tra saline, sotto il sole, e si avvicinava Siracusa, si viaggiava, per la campagna vuota, lungo il mare di Siracusa (…). Alle tre, nel sole di Dicembre, dietro il mare che scoppiettava nascosto, il trenino entrava, piccoli vagoni verdi, in una gola di roccia e poi nella selva dei fichidindia (…). Cominciarono a a passare le stazioni, casotti di legno con sole sul cappello rosso dei capistazione, e la selva si apriva, si stringeva, di fichidindia alti come forche. Erano di pietra celeste, tutti fichidindia, e quando si incontrava anima viva era un ragazzo che andava o tornava, lungo la linea, per cogliere i frutti coronati di spine che crescevano, corallo, sulla pietra dei fichidindia. Gridava al treno mentre il treno gli passava davanti.

Questo breve racconto è tratto da un Romanzo di Elio Vittorini (nato a Siracusa il 23 Luglio 1908 e morto a Milano il 22 Febbraio 1966) scritto alla fine degli anno ’30  nel quale tratta di un viaggio di un uomo a ritorno nella sua terra natìa. Ci da una sua interpretazione di questo racconto Dacia Maraini, scrittrice, figlia di Fosco (scrittore ed etnologo) già compagna e stretta collaboratrice di Alberto Moravia dal ’62, nata a Fiesole (Firenze) il 13 Novembre 1936. Ecco come interpreta questo …’viaggio’: 


Elio   Vittorini

Una Sicilia in movimento,. Vista attraverso i finestrini di un treno in corsa. Sembrava di entrare in un quadro futurista dove il movimento diventa spazio e colore. Ma non si tratta di un’operazione ideologica, fatta a freddo, di una sperimentazione sul moto perpetuo. L’emozione si insinua nel processo pittorico, attraverso la descrizione del cappello rosso del capostazione. Vittorini, come sappiamo, era figlio di un capostazione e quel cappello rosso si presenta carico di ricordi affettuosi e introduce uno slancio linguistico che si fa lirico e tumultuoso.

Dacia   Maraini

Anch’io a suo tempo (circa 30anni fa) ho viaggiato, sia pur per diletto e non di certo di ritorno nella terra d’origine ma ho visto la Sicilia in tutt’altro modo, diversamente e non come la racconta l’autore (del resto il suo non è un racconto autobiografico ma … immaginario) e nemmeno l’interpretazione che ne da La scrittrice Dacia Maraini. Non mi permetto di certo di confrontarmi con scrittori di si nobile levatura ma i miei occhi, ripeto, hanno catturato particolari differenti (in movimento e non) in primis in quanto non viaggiavo in treno (e non sono figlio di capostazione) ma in automobile, poi forse in quanto provenivo da una Regione completamente differente, la Lombardia ed anche questo, ne sono più che convinto, abbia contribuito a farmi vedere un territorio diversamente spettacolare. Un saluto. Luciano Cremascoli -  



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