sabato 26 febbraio 2011

DISFONIA (un sintomo da non sottovalutare)

Scrive la Dottoressa Marzia Ruggeri – Otorinolaringoiatra:



La disfonia è un disturbo qualitativo e quantitativo della voce che va dalla raucedine fino all’afonia. In pratica con il termine disfonia si intende la difficoltà   nel produrre una voce “normale”.  Le cause di disfonia sono molteplici: dalla più banale, quale può essere la “laringite”, per un  comune  processo infiammatorio  rino-faringeo, a  cause  più  serie, prima fra tutte il cancro della Laringe.  Tra questi estremi esistono innumerevoli situazioni che si manifestano con una  alte- razione  nella qualità  della  voce. Una  corretta  diagnosi  comporta innanzitutto una adeguata indagine anamnestica, incentrata soprattutto su: età del paziente ed epoca di insorgenza della disfonia – modalità di esordio della disfonia – attività professionale – ambiente lavorativo e domestico – consumo di tabacco e bevande alcoliche –   Il passo successivo  consiste nella visita vera e propria. La  laringe  viene  ispezionata mediante   un  laringoscopio   flessibile  a  fibre  ottiche  introdotto  dal  naso  oppure mediante l’uso di endoscopi rigidi angolari che vengono introdotti dalla cavità orale. La  Laringoscopia è  una  procedura indolore praticata ambulatorialmente senza  l’uso di anestetici che  permette di  vedere direttamente le corde vocali nella loro morfolo- gia (noduli, polipi, neoformazioni)  e  nella  motilità  (paralisi cordali)  permettendo di eseguire  un’indagine  diagnostica  più accurata.  Sicuramente  il lieve  “fastidio” che eventualmente  i  soggetti  più  “sensibili” possono avvertire è di gran lunga superato dal beneficio diagnostico che fornisce la metodica.  Spesso una disfonia può essere causata da processi infiammatori acuti come le laringite o da traumi sulle corde vocali stesse dovuti a sforzi eccessivi ed improvvisi (urlo). Particolari situazioni, caratterizzate da un intenso uso della voce (insegnanti, persone a contatto con il pubblico…) o ad un’errata impostazione della voce o la con- tinua presenza di fattori infiammatori (fumo, alcool o reflusso gastro-esofageo), possono causare disfonia in seguito alla formazione di polipi o noduli. Questi sono formazioni benigne che insorgono sul punto di maggiore stress formando come dei “calli” sulle corde vocali.

Una disfonia che dura più di 15 giorni non deve essere ignorata: dopo aver tentato terapie prescritte nel sospetto di una laringite, è bene consultare uno specialista otorinolaringoiatra che, attraverso la fibroscopia laringea, può confermare o meno il sospetto clinico. Spesso infatti neoformazioni benigne, precancerose o maligne sono la vera causa della disfonia. In Italia si contano circa 5.000 nuovi casi l’anno di tumore alla laringe tra gli uomini e 500 tra le donne. Per i fumatori il rischio è aumentato di circa 6 volte. I forti bevitori rischiano da 10 a 100 volte di più,  rispetto a chi non ha mai bevuto  alcolici. Particolarmente pericolosa è l’associazione fumo-alcool. Anche l’esposizione al “fumo passivo” aumenterebbe sensibilmente il rischio di sviluppare una neoplasia laringea (dal 10 al 20%). Concludendo, ecco  i  sintomi  ai quali occorre prestare attenzione ed in presenza dei quali è opportuno rivolgersi al medico specialista:  se si nota un abbassamento di voce  immotivata, voce  che  diventa roca, un mal di gola cronico (oltre le due settimane) - se si ha difficoltà a deglutire associata, a volte, ad alterazioni del timbro di voce, difficoltà ad emettere suoni e dolore irradiato verso l’orecchio, un gonfiore al collo.  In questi casi una semplice Laringoscopia in pochi minuti potrà dirimere un eventuale dubbio.
Dunque, come diceva mio nonno: “uomo avvisato mezzo salvato”. Naturalmente la ‘massima’ del nonno non esclude che anche la donna non debba sottovalutare il ‘problema di un’eventuale disfonia anche se le statistiche evidenziano che ogni cento casi di ‘tumore laringeo’ (solo per fare un esempio al limite) solo 10 riguardano donne per quelle ragioni ovviamente immaginabili. Ci si regoli di … conseguenza e, in bocca al lupo. Un saluto -

venerdì 25 febbraio 2011

SEMBRAVA LA FINE DEL MONDO (Eh…Già di Vasco Rossi)

Questo brano che propongo non è stato scelto a caso oppure perché è prossimo ad uscire sul mercato, perché interpretato da Vasco Rossi (dopotutto non mi è nemmeno molto … simpatico) ma perché mi ricorda un ‘passaggio’ molto particolare della mia vita che, come dice la prima strofa del testo “sembrava la fine del mondo” (la mia fine) ed invece “sono ancora qua” e sono già passati quasi sei anni  da allora. Qualcosa  che non va, un po’ qua, un po’ la, ci può essere, un po’ così ma, però, così, si và. Insomma, non ‘funzionerà’ tutto a dovere (come un orologio svizzero) ma, l’importante è che dopotutto sono ancora qui e questa è, almeno per me, la cosa più importante.
Per chi non avesse ancora capito cosa intendo dire è il riferimento a quel giorno di Agosto del 2005 che mi è stato comunicato senza troppi mezzi termini che se non mi fossi operato al più presto di LARiNGECTOMIA TOTALE (asportazione della Laringe e relative corde vocali con conseguente perdita dell’uso della parola – uso della parola poi imparato ex-novo in apposita scuola – ora insegno a parlare a coloro che sono stati operati dopo di me) avrei avuto ancora non più di due mesi di vita. Ecco che questo brano con quel suo “eh già, sembrava la fine del mondo, un po’ così….” mi ricorda quei momenti. Naturalmente ho seguìto alla lettera i ‘consigli’ dei medici. Sono sicuro che chiunque abbia subìto lo stesso mio intervento chirurgico (chi decine d’anni fa, chi anni, chi mesi) ascoltando con attenzione il testo di questo brano la sua mente ‘correrà’ a quel triste giorno (in quel momento ho visto il buio assoluto davanti a me, la mente si è fermata improvvisamente prima di riuscire a mettere a fuoco la situazione e decidere l’unica cosa utile da fare, non c’era possibilità di … scelta) per poi ‘rimbalzare’ immediatamente ad oggi  e lo sguardo cercherà uno specchio al fine di accertarsi che, “dopotutto, la vita che va e non va, sembrava la fine del mondo ma, sono ancora qua, io SONO ANCORA QUA, EH…GIA’”.
Ma ascoltiamoci con calma il buon Vasco Rossi magari non prima di aver letto il testo oppure, meglio ancora, ascoltare il brano, guardare il video (osservando le espressioni del cantautore) e, se si riesce leggerne contemporaneamente il testo. Buon ascolto-lettura-visione.
Eh…Già di Vasco Rossi

eh già
sembrava la fine del mondo
ma sono ancora qua
ci vuole abilità
eh, già
il freddo quando arriva poi va via
il tempo di inventarsi un'altra diavoleria

eh, già
sembrava la fine del mondo
ma sono qua
e non c'è niente che non va
non c'è niente da cambiare

col cuore che batte più forte
la vita che va e non va
al diavolo non si vende
si regala

con l'anima che si pente
metà e metà
con l'aria, col sole
con la rabbia nel cuore
con l'odio, l'amore
in quattro parole
io sono ancora qua

eh, già
eh, già
io sono ancora qua

eh, già
ormai io sono vaccinato, sai
ci vuole fantasia
e allora che si fa?
eh, già
riprenditi la vita che vuoi tu
io resto sempre in bilico
più o meno, su per giù

più giù, più su
più giù, più su

più su, più giù
più su, più giù
più su, più giù
più su

col cuore che batte più forte
la vita che va e non va
con quello che non si prende
con quello che non si dà

poi l'anima che si arrende
alla malinconia
poi piango, poi rido
poi non mi decido
cosa succederà?

col cuore che batte più forte
la notte ha da passà
al diavolo non si vende
io sono ancora qua

eh, già
eh, già
io sono ancora qua
eh, già
eh, già
io sono ancora qua
io sono ancora qua
eh, già
eh, già

Eh già
sembrava la fine del mondo
ma sono ancora qua
ci vuole abilità
eh, già
il freddo quando arriva poi va via
il tempo di inventarsi un'altra diavoleria
Eh, già
sembrava la fine del mondo
ma sono qua
e non c'è niente che non va
non c'è niente da cambiare
Col cuore che batte più forte
la vita che va e non va
al diavolo non si vende
si regala
Con l'anima che si pente
metà e metà
con l'aria, col sole
con la rabbia nel cuore
con l'odio, l'amore
in quattro parole
io sono ancora qua
Eh, già
eh, già
io sono ancora qua
Eh, già
ormai io sono vaccinato, sai
ci vuole fantasia
e allora che si fa?
eh, già
riprenditi la vita che vuoi tu
  io resto sempre in bilico
più o meno, su per giù
Più giù, più su
più giù, più su
Più su, più giù
più su, più giù
più su, più giù
più su
Col cuore che batte più forte
la vita che va e non va
con quello che non si prende
con quello che non si dà
Poi l'anima che si arrende
alla malinconia
poi piango, poi rido
poi non mi decido
cosa succederà?
Col cuore che batte più forte
la notte ha da passà
al diavolo non si vende
io sono ancora qua
Eh, già
eh, già
io sono ancora qua
eh, già
eh, già
io sono ancora qua
io sono ancora qua
eh, già
eh, già.
U n   S a l u t o -

giovedì 24 febbraio 2011

LA COSCIENZA (ogni tanto …laviamocela)

Stacchiamoci ogni tanto dalle ‘cose’ seriose, questo però non significa che ce ne dobbiamo dimenticare, tutt’altro, dobbiamo sempre, nel nostro esclusivo (e perché no, di chi ci sta intorno, delle persona a noi care e non) interesse tenere alta la guardia. Questo però non significa che ogni tanto possiamo e dobbiamo anche distrarci , anche per non vedere ‘fumare’ la nostra testa. Dedichiamoci quindi alla “coscienza”, tutti ne abbiamo una (almeno, così si spera) che non sempre è ‘linda’ ed ‘immacolata’ anzi, direi, quasi mai. Mi sono dato da fare per trovare una giusta soluzione al fine di mantenere la mia coscienza in ordine ed ho trovato un ottimo prodotto, l’ho sperimentato di persona e posso consigliarlo senza dubbio d’essere smentito ad amici, famigliari, conoscenti ed a tutti coloro che sentissero la necessità (per le più svariate ragioni) di sentirsi a proprio agio con coscienza sentendosela veramente pulita e … profumata, come quella di un bambino. La soluzione l’ho trovata in un prodotto che già dal nome è tutto un … programma: “PONZIO PILATO”.
 Naturalmente, come con tutti i prodotti, bisogna farci un po’ di pratica per ottenere dei validi e duraturi risultati ma se si utilizzano le consigliate istruzioni d’uso, non dovrebbero sorgere particolari problemi e/o difficoltà di alcun … genere:
-Per “coscienze sporche”: sciogliere trenta milligrammi di detergente in cinque litri d'acqua calda, poi immergervi la coscienza e lasciarla in ammollo per circa due ore, quindi risciacquare con acqua fredda. 
-Per “coscienze molto sporche”: raddoppiare la dose e immergere la coscienza in acqua bollente per tre ore e dopo in acqua fredda strofinando energicamente. 
-Per “coscienze delicate” ma con rimorsi: dimezzare la dose e tenere in ammollo solo per un'ora senza strofinare. 
-Per “coscienze colorate o collettive”: usare acqua fredda e poco detergente strofinando leggermente capo per capo, facendo attenzione a non scolorirle.
-Per “coscienze sintetiche e senza scrupolo”: rivolgersi alla lavanderia Zeno.
Se dopo il lavaggio rimane ancora qualcosa sulla coscienza si consiglia di fare un attento e doveroso esame di … coscienza.
Si raccomanda di lavare la coscienza regolarmente perché solo dopo il lavaggio si può mettere la coscienza a posto.
Naturalmente per ogni coscienza, modi e tempi diversi.
Per procurarselo, il problema non esiste; lo si può trovare nei migliori Centri Commerciali e pagabile a risultati ottenuti oppure pagando con ‘BuonO Volontà’ ed in questo caso vige la regola del “soddisfatto o rimborsato”. Ora non resta che rimboccarsi le maniche e darsi da … fare e, buon lavoro con ‘PONZIO PILATO’.
P.S.: Insieme al prodotto riceverete in omaggio un libro utile per tutta la vostra famiglia ma soprattutto vi aiuterà nella non semplice facile gestione del rapporto genitori-figli.
U n   s  a l u t o 

mercoledì 23 febbraio 2011

IL TUMORE (diamogli scacco)

I consigli per la prevenzione emersi dalle più recenti ricerche scientifiche. Le esperienze all’Istituto Tumori di Milano in un Convegno tenutosi a Cascina Rosa – Milano –
Quando si parla di tumori la prima domanda che viene in mente è: ma che cos'è un tumore?
Si può rispondere in due modi:
1. Il tumore è la massa cellulare anomala che nasce dalla riproduzione di una sola cellula che ha accumulato una serie di danni e quindi funziona in maniera diversa dal resto delle cellule sane e che ha trovato un ambiente favorevole alla sua moltiplicazione incontrollata.
Oppure:
2. Il tumore è una malattia così complessa che invade profondamente corpo e mente delle persone per cui, anche quando si riesce a guarire, cambia la vita.
Due modi per vedere lo stesso problema, uno medico-scientifico, uno umano.
Considerato che nel 2009 sono stati diagnosticati 12 milioni di nuovi casi di tumore nel mondo sembra più sensato fermarsi e riflettere: la vita possiamo cambiarla anche prima di ammalarci. E anche se stando attenti al nostro stile di vita non possiamo evitare in assoluto di contrarre una malattia, di certo la probabilità si riduce moltissimo e, come ha detto l'autore di un bellissimo libro, Anticancro, David Servan Schreiber, anche lui malato di tumore: «Se ho il 20 per cento di guarire e l'80 per cento di non sopravvivere a 5 anni, io voglio stare nel 20 per cento». E così è stato.
Ma il non ammalarsi quanto dipende da noi?
Le statistiche ci dicono che se mettiamo insieme: dieta scorretta, obesità o forte sovrappeso, fumo di tabacco, vita sedentaria e consumo di alcolici la percentuale di ammalarsi è molto alta, circa il 65 per cento. Quindi, visto che questo rischio aumenta per cose che dipendono esclusivamente da scelte personali, è possibile decidere da che parte stare.
Le quattro grandi mosse
Per esempio, il fatto che fumare aumenti il rischio di cancro lo sanno tutti, magari tutti pensano che aumenti il rischio solo in relazione al tumore del polmone. E invece no: aumenta la possibilità di ammalarsi di tumore della vescica, dello stomaco, dell'esofago, della laringe, della faringe e del pancreas (rischio amplificato se si ha anche l'abitudine di bere più di 2 bicchieri di vino al giorno).
Ma anche l'alimentazione può giocare un ruolo importante e in pochi ci credono.
Prima mossa.
Nel cibo posso trovare sostanze cancerogene, cioè sostanze che sono in grado di danneggiare la cellula e farla diventare una cellula tumorale. Le sostanze più pericolose che vengono classificate dallo Iarc (l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) come cancerogeni di classe 1°, cioè il livello più pericoloso, sono:
Le nitrosammine che si formano nella conservazione di cibi proteici in presenza di nitriti o nitrati; in particolare le troviamo in quasi tutti i salumi; particolarmente pericolose per il tumore dello stomaco e del colon-retto.
Gli idrocarburi policiclici aromatici che si formano in seguito a cottura ad alte temperature delle carni, come succede per esempio nella grigliatura o negli arrosti; particolarmente pericolose per il tumore dello stomaco e del colon-retto.
Le ammine eterocicliche che si formano in seguito alla cottura prolungata delle carni, come negli stufati, nei ragù, ecc; particolarmente pericolose per il tumore dello stomaco e del colon-retto.
Le aflatossine che si formano da muffe che nascono dalla cattiva conservazione dei legumi secchi; particolarmente pericolose per il tumore del fegato.
Le sostanze ossidanti, per esempio il ferro delle carni rosse che favorisce la formazione di N-nitroso, composto cancerogeno, nel lume intestinale e, più in generale, forma radicali liberi che danneggiano le membrane delle nostre cellule rendendole più vulnerabili.
I residui di pesticidi, di cui però non abbiamo informazioni circa la quantità che resta nel cibo.

Ad aiutare per meglio comprendere quindi prevenire il Tumore c’è anche, come da immagine sottostante:

Naturalmente ci sono altre Associazioni (onlus) che si occupano d’informazione, assistenza, riabilitazione ed altro sempre nel contesto di quelle malattie, chiamiamole così genericamente, “tumorali” che, se ‘prese’ in tempo e curate adeguatamente e con conseguenti mirate rieducazioni o riabilitazioni che dir si voglia (a seconda degli organi colpiti) possono permettere una vita quasi normale se non del tutto normale. 
Naturalmente la cosa più importante, come specificato nell’articolo, non può essere che la “prevenzione” però, come l’esperienza di vita ci ha insegnato a volta prevenire non è sufficiente a renderci immuni da ‘attacchi’ da quella che io chiamo, a ragion veduta (anche per averla ‘conosciuta’ personalmente) la “brutta bestia” ossia … IL TUMORE.

Di questo se ne riparlerà prossimamente.
Un saluto - 

lunedì 21 febbraio 2011

SANREMO 2011 (Il vincitore, Roberto Vecchioni, non poteva mancare)

Naturalmente...testo e cantato. 


 CHIAMAMI ANCORA AMORE di e con Roberto Vecchioni

E per la barca che è volata in cielo
che i bimbi ancora stavano a giocare
che gli avrei regalato il mare intero
pur di vedermeli arrivare

per il poeta che non può cantare
per l’operaio che non ha più il suo lavoro
per chi ha vent’anni e se ne sta a morire
in un deserto come in un porcile
e per tutti i ragazzi e le ragazze
che difendono un libro, un libro vero
così belli a gridare nelle piazze
perché stanno uccidendo il pensiero

per il bastardo che sta sempre al sole
per il vigliacco che nasconde il cuore
per la nostra memoria gettata al vento
da questi signori del dolore

chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e di parole

chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
in questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo

chiamami ancora amore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore

perché le idee sono come farfalle
che non puoi togliergli le ali
perché le idee sono come le stelle
che non le spengono i temporali
perché le idee sono voci di madre
che credevano di avere perso
e sono come il sorriso di dio
in questo sputo di universo

chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole

chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
continua a scrivere la vita
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
che è così vera in ogni uomo

chiamami ancora amore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore

che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole

chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
in questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo

chiamami ancora amore

E per la barca che è volata in cielo
che i bimbi ancora stavano a giocare
che gli avrei regalato il mare intero
pur di vedermeli arrivare
 Per il poeta che non può cantare
per l’operaio che non ha più il suo lavoro
per chi ha vent’anni e se ne sta a morire
in un deserto come in un porcile
e per tutti i ragazzi e le ragazze
che difendono un libro, un libro vero
così belli a gridare nelle piazze
perché stanno uccidendo il pensiero
Per il bastardo che sta sempre al sole
per il vigliacco che nasconde il cuore
per la nostra memoria gettata al vento
da questi signori del dolore
Chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e di parole
Chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
in questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo
Chiamami ancora amore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
Perché le idee sono come farfalle
che non puoi togliergli le ali
perché le idee sono come le stelle
che non le spengono i temporali
perché le idee sono voci di madre
che credevano di avere perso
e sono come il sorriso di dio
in questo sputo di universo
Chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole
Chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
continua a scrivere la vita
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
che è così vera in ogni uomo
Chiamami ancora amore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole
Chiamami ancora amore
chiamami sempre amore
in questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo
Chiamami ancora amore 
Un saluto -

domenica 20 febbraio 2011

QUASI MORTO PER QUATTRO OSPEDALI (Salvato – e non solo - in un piccolo ospedale di Provincia)

C'è anche una sanità "buona" che conquista le prime pagine dei giornali. Quella che sottolinea come a volte, la professionalità e la solidarietà possono superare il confronto con la statistica, i numeri, il rapporto costo-benefici. E' la storia di Gino O., pensionato 76enne di San Benedetto del Tronto, dato per quasi spacciato da quattro ospedali e tre 'luminari', salvato dall'equipe di un "ospedaletto di provincia", quella di otorinolaringoiatria del Mazzini di Teramo. Poco più di un anno fa, Gino era un fantasma condannato su una sedia a rotelle, con un pace-maker scarico che rischiava di fargli fermare il cuore, i piedi a rischio di amputazione, una grave cardiopatia ma soprattutto per quel cancro alla laringe che non lo faceva più parlare e, purtroppo, respirare. I figli Floriano e Fernanda le avevano tentate tutte: consulti specialistici, una vera e propria odissea per gli ospedali, da Milano ad Ancona, dal Gemelli di Roma al Sant'Orsola di Bologna. Dovunque la stessa risposta: lasciatelo andar via in pace, è inutile operarlo, l'intervento è troppo rischioso, piuttosto provvediamo subito a cure palliative che possono rendergli meno doloroso il trapasso. Una sentenza di morte già scritta, anche i tempi già previsti: al massimo due settimane di vita. Soltanto a Modena, un piccolo spiraglio, sotto forma di consiglio: siete di San Benedetto? Provate a Teramo, vedete se lì possono. Gino arriva al Mazzini per caso: doveva sottoporsi a una seduta di radioterapia, trova un medico coscienzioso che prima di procedere chiede consulto ai colleghi del reparto di otorino. Il salvatore di Gino veste così i panni del dottor Pietro Romualdi (entrambi ritratti nella foto), che si incuriosisce a quello stato clinico. Ci pensa su e poi propone a Floriano e Fernanda la soluzione: perchè non operarlo? Ai figli del paziente è sembrata una provocazione, a quel punto della vicenda, ormai rassegnati a un destino più forte della speranza. «Ci ha convinti la disponibilità del dottor Romualdi - raccontano -, la sua passione nell'affrontare il caso, di osservarlo sotto i molteplici profili clinici: noi fino a quel momento avevamo incontrato soltanto medici che pensavano per la loro branca specialistica e che avevano molta paura della statistica, del rischio: non volavano un paziente che potesse morire sotto i ferri». «Abbiamo affrontato il caso studiandolo nella sua complessità - ha spiegato Pietro Romualdi - e insieme ai miei colleghi del reparto, grazie alle consulenze di altri specialisti del Mazzini, abbiamop valutato tutte le possibili complicazioni, ponderando attentamente il quadro clinico e decidendo quando era il momento migliore per intervenire». L'intervento chirurgico, durato quasi 5 ore, nel novembre del 2009, condotto dal dottor Romualdi, dal dottor Luca Dragoni e dall'anestesista Federica Venturoni. E' stata asportata completamente la laringe con la massa tumorale. Ed è stato come stappare un lavandino. Gino O. piano piano ha ripreso il colorito, è tornato a respirare normalmente, l'ossigenazione ha migliorato la circolazione sanguigna e i piedi hanno ripreso la loro funzionalità, l'organismo ha ripreso funzioni vitali. Oggi, a distanza di 14 mesi dall'intervento, il pensionato è tornato autosufficiente, guida la macchina, cammina e nei prossimi mesi potrà anche tornare a parlare.


 Concluderei dicendo che quando c’è la volontà, non dico tutto si possa attenere, ma molto si può fare. Un saluto -

venerdì 18 febbraio 2011

FUSILLI e POLPETTINE con POMODORO


Eccovi una ‘ricettina’ semplice semplice che vi ‘ruberà’ non più di un’oretta del vostro tempo ma farà sicuramente felici coloro che si siederanno a tavola con … voi: FUSILLI E POLPETTINE CON POMODORO. Quindi, in ... cucina e .... Buon Lavoro.
INGREDIENTI per 4 persone:
150gr di lonza di maiale macinata
150gr di polpa di vitello macinata
2 uova
50gr di pancarrè
1 ciuffo di prezzemolo
1 ciuffo di basilico
20gr di parmiggiano grattuggiato
30gr di provola affumicata
400gr di passata di pomodoro
100gr di olio di oliva
1 piccola cipolla
3 cucchiaini di farina bianca
sale e pepe quanto bastano

PREPARAZIONE:

1.Mescolate carni e formaggio.
2.Tritate il pancarrè con il prezzemolo pulito e lavato e metteteli in una larga terrina.Tritate la provola e unitela al composto insieme al parmigiano grattugiato.
3.Unite le carni, le uova, un pizzico di sale, il pepe e amalgamate bene.
4.Modellate l’impasto ottenuto con le mani inumidite in tante polpettine piccolissime e infarinatele.
5.Sbucciate e tritate la cipolla. Mettetela in una larga padella e fatela rosolare nell’olio per 3 minuti.
6.Aggiungete la passata di pomodoro, 50 cc. di acqua, il basilico, il sale e fate cuocere per 5 minuti.
7.Unitevi le polpettine e fatele cuocere per 30 minuti circa.
8.Cuocete per 10 minuti in abbondante acqua già salata i fusilli.
9.Scolateli, trasferiteli in una zuppiera e conditeli con le polpettine e il loro sugo.
10.Spolverizzate con pepe macinato, guarnite con foglie di basilico fresco, servite.
A questo punto, visto il risultato, non resta che servirvi a tavola in buona compagnia e Buon Appetito. Da parte mia, Un Saluto -

martedì 15 febbraio 2011

LARINGECTOMIA TOTALE (La mia esperienza - Terza Parte)


L’intervento chirurgico con la relativa perdita dell’uso della parola, appartiene ormai al passato anche se il ricordo è sempre ben presente e tale rimarrà. Anche se il tempo della riabilitazione per il recupero fonatorio, iniziato nella scuola di rieducazione dell’Ospedale di Crema, e continuato poi, per ragioni logistiche, presso la Sezione di Treviglio può considerarsi concluso anche se sia gli amici operati che i maestri rimarranno sempre con me ovunque io vada. A dire il vero nulla va considerato veramente concluso in quanto, un operato è, a mio parere, da paragonarsi ad un atleta, deve mantenersi sempre e comunque in allenamento se non vuol perdere quello che con fatica, tenacia e sacrificio ha conquistato, la nuova voce. Seguìti con particolare attenzione ed interesse i “corsi di formazione per il recupero comunicativo e l’assistenza del paziente laringectomizzato”, organizzati dal nostro Presidente Nazionale nonchè Primario di ORL presso l’Ospedale a Cremona,ed ottenuto relativo attestato, sarebbe giunto anche per me il momento, come da me desiderato, di dare al mio prossimo, gli operati come me, quello che hanno dato a me, i maestri rieducatori, di Crema prima e di Treviglio poi, ossia la possibilità di esprimermi di nuovo con voce propria e non solo a gesti o scritti cosa a cui mi stavo erroneamente e testardamente abituando. Alla fine dello scorso anno, il titolare della scuola di rieducazione di Crema, attività che svolge da oltre 30 anni, il sig. Antonio Barbaglio, classe 1928, tra l’altro mio primo maestro rieducatore, esprime la volontà di volersi ritirare a vita privata, dalla attività di rieducazione intendendo dedicarsi ad altro: ai propri nipoti, ad esempio. A questo punto la sede centrale della Associazione si rivolge al Presidente della Sezione di Treviglio, sig. Roberto Leoni, infatti da Marzo di quest’anno la Scuola di Crema è stata aggregata ed inserita a pieno titolo nell’organizzazione della Sezione di Treviglio. Roberto mi invita ad accettare l’incarico ed occupare quel posto che si è reso vacante. La proposta mi riempie di orgoglio ma nel contempo mi preoccupa non poco. Il fatto stesso di sostituire un maestro della levatura del sig. Antonio Barbaglio il quale, nella sua lunga carriera, si è occupato con grande competenza e serietà del reinserimento di decine di laringectomizzati, mi pone di fronte ad una domanda: “sarò all’altezza dell’incarico che mi viene assegnato?” Una certa tranquillità mi è data dalla  Sede dove sono destinato ad ‘esercitare’, ovvero presso l’Ospedale Maggiore di Crema. Ospedale dove 4 anni fa sono stato operato con successo. Tra l’altro sarò a stretto contatto con lo stesso reparto di otorinolaringoiatria di allora e sempre diretto dal Primario dott. Pasquale Blotta, il quale, con la sua ottima equipe di medici, la validissima Caposala Sig.ra Marilena Facco e tutto il personale paramedico, del reparto stesso, formano una squadra che già a suo tempo pareva insuperabile in quanto capacità, efficienza e disponibilità verso il paziente. Tutto questo già mi rasserena e mi conforta, sono certo e sicuro che non mi verrà negato, qualora lo chiedessi, quell’aiuto necessario nello svolgimento del mio, non facile nuovo incarico. Nell’attesa di confrontarmi con coloro che chiamiamo nel nostro gergo ‘rieducandi’, sentirli di nuovo parlare e sorridere soddisfatti di se stessi e di ciò che apprenderanno e cioè:  parlare di nuovo.


Nella foto sopra io (al centro), il Dottor Pasquale Blotta (Primario di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale di Maggiore di Crema – Cr) e la Caposala dello stesso Reparto, Signora Marilena Facco. Prossimamente, ormai a due anni di distanza dal mio ‘insediamento’ quale Rieducatore presso la Scuola di Rieducazione alla Parola presso l’ORL dell’Ospedale Maggiore di Crema sarà mia premura pubblicare un ‘ragguaglio’ su questi due anni di ‘lavoro’ e delle sue soddisfazioni e, perché no, anche problematiche fortunatamente tutte risolvibili. Non avrà più nel titolo di testa “Parte Quarta”, parrebbe un’ennesima puntata di una noiosissima … telenovela.
P.S.: Questo articolo è stato da me scritto nel Marzo del  2009  e, come i due  precedenti, “LARINGECTOMIA TOTALE (La mia esperienza – Prima Parte)”  'postato' qui il 22 gennaio scorso e “LARINGECTOMIA TOTALE (La mia esperienza – Seconda Parte)” il 1° febbraio, pubblicato a suo tempo sul periodico “La Nuova Voce” a cura della Sezione AILAR di Treviglio (Bg). Io sono stato Operato nell’Agosto del 2005 nel Reparto di Orl dell’Ospedale Maggiore di Crema (Cr) diretto dal Dr. Pasquale Blotta, lo stesso Ospedale dove attualmente mi occupo della Rieducazione alla Parola di coloro che hanno subìto lo stesso mio intervento chirurgico.
Alla prossima. Un saluto -

domenica 13 febbraio 2011

BARZELLETTINA (politico-economica infantile)


Non è proprio tra le ultime arrivate come barzelletta ma visto l’attuale clima politico ed il fatto che i bambini sono sempre più svegli ed attenti che mai, ci può anche ... stare. Un saluto -
Un bambino va dal padre e dice: Papà cos' è la politica? Il padre ci pensa e poi dice: Guarda te lo spiego con un esempio: io che lavoro e porto a casa i soldi sono il capitalista, tua madre che li amministra è il governo, la donna delle pulizie è la classe operaia, tu che ormai hai qualche voce in capitolo sei il popolo, tua sorella che è appena nata è il futuro. Il bambino va a dormire, ma alle due di notte la sorella comincia a piangere; il bambino va a cercare qualcuno. Va dal padre ma non lo trova, va dalla madre la quale lo manda via perché ha sonno, va dalla donna delle pulizie e la trova a letto col padre e allora torna dalla sorella e le dice: guarda, sorellina mia, finalmente ho capito cos’è la politica: i capitalisti fottono la classe operaia, il governo dorme, il popolo non lo ascolta nessuno e il futuro sta nella … merda.


sabato 12 febbraio 2011

150° ANNIVERSARIO UNITA’ D’ITALIA (giorno festivo Si oppure NO !)

Decidere se festeggiare il giorno in cui l’Italia si è unita, divide gli italiani! Incredibile ma vero, riusciamo ad essere in disaccordo anche su questo. Non c’è speranza per un Paese che si sente unito solo quando vinciamo i ‘mondiali di calcio’ (dei mondiali di altri sport ad esempio, non ce ne frega più di tanto…). Si prova tanta tristezza ed amarezza ad assistere a tali ‘contrasti’ (più che altro politici – in quanto gli uni devono contraddire gli altri – se la maggioranza ‘opta’ per il SI, la minoranza naturalmente ‘deve’ essere per il NO e/o viceversa, di qui non ci si scappa), non si può essere orgogliosi del Paese in cui si vive e con questa sensazione francamente passa la voglia di festeggiare anche l’unione di un paese diviso in tutto  e non solo in questo. Và pero ricordato che dopotutto che questa polemica sulla festa del 17 Marzo è una tempesta in un bicchier d’acqua. Solo in un paese ‘sgangherato’ come il nostro si discute del nulla. Il problema è molto semplice. E’ o non è l’anniversario della nascita della nazione ? Sì. E’ o non è normale, non diciamo doveroso, che questa data venga festeggiata ? Sì. Fine della discussione. Invece certi nostri Ministri ed anche certi imprenditori si comportano come se venissero da un altro pianeta. In che mondo vivono ? Si può pensare abbiano perso il senso della realtà. Festa SI, festa NO, è un dilemma talmente estraneo alla stragrande realtà degli Italiani, a prescindere dalla loro appartenenza politica qualora ce ne sia. Poi, che si lavori o meno, si festeggi lavorando o non, siamo Italiani quindi, come sempre ci si può ‘regolare’ come meglio si crede. I Presidi e gli insegnati delle scuole si ribellano (alla non festa) figuriamoci se potevano-volevano accettare di lavorare. Magari dedicare la giornata spiegando (anche visitando luoghi) com’è nata l’Unità d’Italia, chi sono stati gli artefici dell’unità e perché proprio in questi momenti di crisi, così difficili per la nostra società. Sarebbe utile ricordare il sacrificio di chi morì per l’unità lavorando. Quale miglior riconoscimento a coloro che diedero la vita per unire un popolo sotto un’unica bandiera se non quella d’insegnare ai giovani (e non solo) cosa vuol dire patria, sacrificio ed ideali. Ma forse, è meglio fare festa; come si può parlare di sentimenti come patria-sacrifico- ideali quando l’animo non è presente a sentirli ? Poi, non scordiamocelo, siamo Italiani, il calendario abbiamo iniziato a ‘studiarcelo’ ben benino dallo scorso anno e, festa dell’unità d’Italia SI, festa dell’Unità d’Italia NO, non ci è di certo sfuggito che il 17 Marzo quest’anno cade in Giovedì quindi, mal che vada (‘vincendo’ il NO) basta ‘prendersi’ un giorno di ferie oppure con la ‘benevolenza’ di qualche Medico compiacente il bel ‘ponticello’ di quattro giorni ce lo possiamo sempre ‘concedere’ per buona pace di tutti, soprattutto per noi che siamo ‘liberi’ di festeggiare o meno con o senza giornata festiva a nostro piacimento.
Quindi, giorno di festa Si, giorno di  festa NO, anche in considerazione del fatto che molti lavorano (a volte di più) anche nei giorni festivi, a noi la ... scelta. Un saluto -  

venerdì 11 febbraio 2011

XIX GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

Oggi è la "XIX GIORNATA MONDIALE del MALATO", ricordiamoci di loro, non andando in una chiesa, a San Pietro in Vaticano, in qualche Santuario (avrebbe tanto il sapore della ‘giornata festaiola’, tipo gita domenicale fuori porta) o  “cosette” di 'sto tipo (lasciano il tempo che trovano…) ma, più semplicemente e praticamente, andando a far loro (ai malati stessi, dai bambini agli anziani) visita presso questo o quell'altro Ospedale, nosocomio od al loro stesso domicilio. Farebbe immenso piacere a loro e trarremmo giovamento noi stessi. Per l’occasione proprio oggi, tutti gli Ospedali sono aperti al pubblico, senza limitazioni di orario, affinchè tutti possano accedervi (non di certo per ... pregare) onde poter far visita a famigliari, amici e, perchè no, anche ad ammalati sconosciuti che oltre alle cure dal punto di vista sanitario che già stanno ricevendo, gradirebbero sicuramente il nostro sostegno., solo qualche parola di conforto od anche di silenzio (anche il silenzio ha un suo … linguaggio). A noi non costerebbe molto, basta rinunciare a qualche ora (pochissime) del nostro tempo; non sarebbe di certo per noi ‘sto gran sacrificio.

 Io oggi l’ho … fatto (una visita in un’ospedale che manco conoscevo, malati che non sapevo nemmeno chi fossero – mi trovo temporaneamente fuori sede - ho semplicemente parlato con loro, ho visto i loro visi sorridere) ed ora mi sento molto meglio. E voi ? Un saluto -



mercoledì 9 febbraio 2011

ALASSIO (la Perla della Riviera)

Mi pare più che doveroso da parte mia un breve cenno su questo Borgo che mi stà ospitando in questi giorni, Alassio, detta anche  ‘la Perla della Riviera’ per le bellezze  naturali (e non solo) che racchiude in sé. Cittadina di poco più di 10.000 abitanti posta nella Riviera Ligure di Ponente, in provincia di Savona. Non sono nuovo in Liguria; a dire il vero la prima volta fu nel '60, ancora bambino in quel di Arma di Taggia (prossima a San Remo) poi, Celle Ligure (Sv) quindi Cavi di Lavagna (Ge). A questo punto fu la volta per ben oltre tre decenni (quasi quattro) dell’Abruzzo: altro ‘mare’, altre spiagge, altri colline e monti, altre bellezze, altro ambiente, altra gente, altre culture, per intenderci,  tutto … ‘altro’. Da cinque anni a questa parte la mia meta invernale per un breve ‘distacco’ (pochi giorni…) dalla quotidianità di sempre e dal clima tipico della Pianura Padana con le sue nebbie con annessi e connessi è la Liguria anche per questioni … logistiche (più passano gli anni e più ‘pare’ che il chilometro tenda a superare sempre di più i ... 1.000 metri). Prima di Alassio (ormai da quattro anni) fu la volta di Bordighera (ad una manciata di chilometri dal confine con la Francia) ma, quest’ultima, per ragioni che non saprei meglio delineare non la sentivo ‘mia’ come intendevo io o come ho sentito l’anno successivo questo antico borgo marinaro e non solo marinaro ma con una sua storia molto più ben radicata.

Si potrebbe parlare (o scrivere per ore – la letteratura ne è piena) ma preferisco lasciar parlare altro; dalle immagini (fatte in casa – ossia da me - non certo ‘mago’ della fotografia) ad uno scrittore sino ad un video, sempre … ‘casareccio. S’inizia con un’immagine del famoso “Muretto d’Alassio”, assunto a simbolo della Cittadina di Alassio a simbolo della città stessa e di un’epoca, gli anni cinquanta in cui Alassio era la capitale del jetset internazionale.


 Il famoso “budello” (detto anche carùggiu, carrugi o carruggio – termine con il quale in ‘lingua’ genovese si indicano i caratteristici e stretti portici  e/o vicoli ombrosi di molte cittadine della Riviera Ligure). Il “Budello” di Alassio, il carruggio antico che attraversa l’intera città, parallelo al litorale, dal Borgo Coscia fino alla Passeggiata Ciccione. Su entrambi i lati dell’antico e caratteristico lastricato si affacciano i migliori negozi del Ponente Ligure con le loro proposte innovative e modaiole: dalle più moderne griffe, alle più preziose antichità passando per i gusti della tradizione: c’è davvero tutto, per tutti i gusti e per tutte le età. E’ la vetrina della Alassio che mira ed è rimirata, la galleria delle occasioni e degli incontri come nel più moderno centro commerciale dove magari si va anche non tanto per acquistare ma per vedere ed essere visti. E ad Alassio la tradizione dello shopping si identifica con il Budello e le sue “vasche” ossia, l’andare avanti ed indietro dei turisti e non.
Quindi con una bella Poesia dello scrittore locale Guido Ferrari, noto più per i suoi romanzi che non per le poesie ma che ha omaggiato la sua tanto amata Alassio con questa splendida creazione:


ALASSIO
                                            Fuggito da quel lungo inverno
che si era tramutato, ormai, in un vero inferno,
fui rapito anch’io da quella luce
che a te, Alassio, ogni uomo conduce.
Fui quasi sospinto da una leggera brezza,
lieve, morbida come una carezza
e all’improvviso, come d’incanto, mi ritrovai sulla tua spiaggia spiaggia
inchinato, a raccogliere la tua sabbia.
Vidi così nascere le tue aurore
abbagliato dal loro fulgente chiarore;
avvertii ormai lontana la bufera
mentre il giorno moriva nel rosario di anziane donne in preghiera.
Vidi lontano un giovane pittore
assolto a stemperare il colore
del carmineo tramonto del giorno che muore.
Vidi quella capinera volare leggera,
in pieno inverno, quasi fosse giunta all’improvviso la primavera-
Fui colpito dalla purezza del tuo mare
che trafisse il mio cuore con il suo strale
e dall’intenso riverbero del sole
che sembrava rinvigorire le tue già semplici aiuole,
E se, grazie a te, nell’ammirarti da Laigueglia a Santa Croce
finalmente la visione della mia vita è meno atroce
poiché in questo immenso ed estatico orizzonte
della mia serenità ormai trovo, perenne fonte,
in ginocchio mi raccolgo in fervida preghiera
affinché Dio ti mantenga “la Perla della Riviera”.
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Per concludere, avevo preparato un breve video (poche decine di secondi)  avendo quale  ‘epicentro’ l’estremità del molo-imbarcadero con partenza della rotazione dal punto più centrale della spiaggia del Borgo stesso in direzione ovest per tornare, dopo una rotazione di 360+ gradi, ovviamente, al punto di … partenza ma (quì c'è un ... ma), il video non vuol saperne di 'caricarsi' (sarà la mia poca esperienza in materia od il server  staremo a vedere) quindi, si sopperisce con una bella immagine 'scattata' sempre dall'epicentro sopradescritto in direzione ... terra.



 


Ma ecco che, magicamente, dopo qualche giorno, da buon testardo, sia pur dilettante quale sono, il  video in questione ... AP-PA-RE.

Qualcuno si sarà annoiato, se ne sarà andato, si sarà addormentato o peggio ancora, visto anche il videocontrattempo (poi ... risolto) ma, non importa, va bene così. Chi lo dice ? Io ! Un  saluto - 


martedì 8 febbraio 2011

GIORNATA MONDIALE CONTRO IL CANCRO (venerdì 4 febbraio)


Si è celebrata Venerdì 4 Febbraio la Giornata Mondiale contro i Tumori. A tal proposito occorre ricordare delle semplici ed elementari regole, le si possono contare sulle dita di una mano, che possono aiutare a prevenire quello che io chiamo la ‘brutta bestia’ ossia il Cancro e più precisamente:  uno stile di vita sano, un’alimentazione corretta, attività fisica regolare, niente fumo né alcool. 

 In quest’occasione, l’Unione internazionale contro il cancro (Uicc) ha lanciato una campagna informativa volta a mettere in guardia su alcuni comportamenti poco salutari, che aumenterebbero il rischio di contrarre un tumore. “Anche il cancro può essere prevenuto” questo il tema della campagna. Secondo l’Uicc, quattro casi di tumori su dieci potrebbero essere evitati. Vediamo come. Ogni anno, riferisce l’Uicc, sono circa 12 milioni le persone che si ammalano di tumore, e di queste ben 7,6 milioni non sopravvivono. Dati alla mano, se non si interverrà tempestivamente tra 20 anni, nel 2030 gli ammalati potrebbero arrivare alla spaventosa cifra di 26 milioni. Una carneficina inutile, visto che secondo l’Uicc il 40% di questa casi è prevenibile. Il Presidente dell’Uicc, David Hill, richiama l’attenzione sulle infezioni che possono favorire l’insorgenza di un tumore. E suggerisce come intervenire: “il cancro non è contagioso, ma alcuni tipi di tumore possono essere causati da infezioni croniche, virali o batteriche. Per proteggersi è sufficiente ricorrere alla vaccinazione, all’assunzione di antibiotici”. Ma cominciamo dal quotidiano. – 1) L’alimentazione. Vi è una forte connessione tra alimentazione, obesità e tumori. I chili di troppo e il quindi il grasso in eccesso rilascia delle sostanze che stimolano la replicazione delle cellule. Ben venga la dieta mediterranea, ricca di fibre, frutta e verdura. – 2) L’attività fisica. Gli esperti consigliano almeno 30 minuti di attività fisica al giorno. Basta anche una semplice passeggiata, o anche fare le scale invece di prendere l’ascensore. Ciò riduce circa del 25 per cento il rischio di contrarre un tumore al seno o al colon-retto. – 3) Il fumo e l’alcool. Responsabile dell’80-90% dei tumori al polmone, ma anche di quelli di bocca, esofago, laringe, corde vocali, vescica, pancreas, rene, stomaco e sangue, il fumo provoca un terzo delle morti a causa del cancro, oltre ad altre malattie coronariche e cardiache. “Dire addio alle sigarette è un imperativo da non rinviare” ribadiscono gli esperti. Anche l’alcool, se in dosi eccessive, può costituire un fattore di rischio. -  4) Il sole. E infine il sole, amico e nemico dell’uomo. Attenzione all’esposizione ai raggi solari, soprattutto nel periodo estivo e per chi ha una carnagione molto chiara.

Ci si pensi, non solo, ci si rifletta,  nel nostro interesse e di chi ci sta intorno. Un saluto -

lunedì 7 febbraio 2011

I LEGNANESI (compagnia comico-dialettale)

Dieci minuti, per un breve assaggio, con 'I LEGNANESI', compagnia teatrale comico-dialettale composta da solo uomini che diverte prevalentemente il pubblico Lombardo con la sua comicità ormai da diversi decenni. Purtroppo non per tutti sarà comprensibile in quanto recitata in dialetto Legnanese sia pure, in un certo senso, 'italianizzato', ossia, non il nudo e crudo dialetto di Legnano (grosso centro con più di 60.000 abitanti a nord di Milano) ma bensì 'ammorbidito' per essere compreso da un più vasto pubblico possibile. Buona visione. Un saluto -  

domenica 6 febbraio 2011

LE MANI (ce le si lavi più di frequente)



Gli italiani sono un po' più sporchi (non sono di certo io a sostenerlo ...), servirebbero mani un po' più ... pulite. Tutto ciò non ha niente a che vedere con la situazione politica ed etica. E' il risultato di un'indagine internazionale (Reckitt Benckiser), presentata all'Università di Parma in un Convegno sull'igiene casalinga, da  cui si evince che lo stato della pulizia nelle nostre case va peggiorando. Niente di grave in verità, perchè gli italiani, checchè se ne dica, partono da un livello di assoluta eccellenza in confronto ad altri Paesi. A proposito di mani, per esempio, gli italiani sono tra i primi igienisti al mondo, con una media di otto lavaggi al giorno. Tuttavia si registra un arretramento. Le cause ? La crisi economica (si spende meno in sapone, detergenti e detersivi), l'aumento degli alloggi sovraffollati (quelli degli immigrati) e curiosamente la crisi delle coppie. Perchè chi resta solo, magari un po' depresso, tende a ... "lasciarsi andare". La preoccupazione è che questo 'trend' si sposti anche negli ospedali, dove non siamo affatto eccellenti. Secondo gli ultimi dati dell'Istituto Superiore della Sanità le infezioni ospedaliere colpiscono ancora 400.000 pazienti all'anno, provocando addirittura 8.000 morti, pari a 22 al giorno. Quì, come si vede, gli effetti possono essere davvero pericolosi. Tenendo conto che almeno due fattori dei fattori di rischio, la crisi economica ed il sovraffolamento, aggravato in questi giorni dall'epidemia influenzale, colpiscono anche gli ospedaali. Mentre la crisi di coppia non dovrebbe incidere. 

CLAUDIO BAGLIONI in: MIA LIBERTA'

sabato 5 febbraio 2011

IL SINDACATO OGGI (il Sindacato - non il sindacalista, sia chiaro - diventa ... partito)

Cambiano i Segretari, ma la ‘minestra’ è sempre la stessa, riscaldata ma sempre quella. L’Italia brutta, sporca e cattiva da una parte. La CGIL dall’altra. L’Italia dei sindacati venduti ai padroni e dei padroni che si comprano i sindacati, delle CISL e UIL stampelle del Capo del Governo e delle lobbies massoniche. L’Italia che non vuole bene ai lavoratori ed ai loro bambini, che affama precari, anziani e via dicendo. C’è poi l’Italia di Epifani e della Camusso, bella, nobile, pura, rimasta sola a difendere le libertà singole e collettive, le buste paga, le donne, gli uomini, quelli che ancora non sanno da che parte stare. Con un … «sospetto», che la rappresentazione offerta ogni giorno dal sindacato che fu di Di Vittorio e Lama, sia falsa, non veritiera e deviante. Perché il rituale è troppo stantìo e ripetitivo per non sembrare e/o essere  sospetto. Si apre «un tavolo di trattative», la discussione procede, la firma si avvicina ed a questo punto la Cgil se ne va, accusando di ogni nefandezza chi resta e firma. Proprio ieri la Camusso ha definito l’intesa sul pubblico impiego “una presa in giro dei lavoratori. Ed agli altri sindacati (tutti)  l’accattivante giudizio di ‘crocerossine’ del Governo.  Quindi, buoni a cattivi. Combattenti (loro), servi dei padroni (gli altri). Intendiamoci. Forse non è esattamente ciò che pensano i vertici della Cgil. Ma il loro comportamento induce inevitabilmente a trarre queste conclusioni. A porsi delle domande, ad esempio! Sarà mai possibile che Bonanni e Angeletti siano improvvisamente diventati dei “berlusconiani” proni ai desideri del “dittatore di Arcore”? Sarà mai possibile che sia la Cisl che Uil firmino alla Fiat, nei Ministeri, ovunque serva, dei contratti che nuociano ai lavoratori? La risposta, ovviamente, non può essere che no. Allora, forse, probabilmente, la spiegazione è quella più semplice e logica e che, guarda caso, fa tanto  ‘ingallettare’ la Camusso ossia che la Cgil si è tolta la giacca del sindacato, ed ha indossato quella del partito, riempiendo un vuoto a sinistra che nessuno ancora riesce a colmare. Nell’Italia delle tante anomalie, che un sindacato faccia politica  è solo un’anomalia in più del resto molti Parlamentari attualmente in ‘attività’ proviene dai Sindacati o se si preferisce, molti Sindacalisti sono passati alla Politica attiva vera e propria con ‘poltrone’ in Parlamento.  L’importante è che ognuno si tolga la maschera e giochi a carte scoperte (lo si vedrà mai?). Che non si venda per quello che non è. Cosa che in fondo ha fatto la Camusso accusando i colleghi di “correre in soccorso del Governo”. Lei, infatti, corre contro. Proprio come non sanno fare i partiti dell’attuale opposizione.
Io penso che il tempo sia la miglior medicina per tutto e tutti, quindi, aspettiamo gli sviluppi-eventi e sapremo qualcosa in più e più preciso sull’attuale ruolo del sindacato (tutto) nel contesto lavoratore – politica. Un saluto -


venerdì 4 febbraio 2011

IL POLESINE (la sua storia - la mia terra…natìa)

UNA TERRA DAI CONFINI D’ACQUA, UN MILLENARIO INTRECCIO DI TRADIZIONI - Il Polesine, lembo orientale della pianura Padana, nel Medio Evo è stato teatro di continue, aspre contese tra gli Estensi di Ferrara, gli Scaligeri di Verona, i Gonzaga di Mantova, i Carraresi di Padova e la Repubblica di San Marco che alla fine prevalse su tutti. Una terra di confine e nello stesso tempo dai confini non ben definiti, fino a quando il dominio degli Austriaci stabilì che i suoi confini fossero quelli delineati dalla natura: il Po e l’Adige. Una storia millenaria intessuta di usi, costumi, dialetti, fa della terra polesana una terra che offre una varietà ed un intreccio di tradizioni riconoscibili anche sul piano gastronomico. Echi architettonici lombardi ed emiliani convivono nel notevole patrimonio artistico delle numerose ville signorili e dei palazzi d’epoca, nelle chiese, nei monasteri, come anche nelle costruzioni rurali. Una terra dove anche il rapporto tra l’uomo e l’elemento acqua è un intreccio di amore e timore. Acqua amica da amare: un tempo, per i trasporti e i costruttori di barche, per la forza motrice che alimentava i mulini e come fonte di alimentazione; oggi, dai naturalisti per le suggestioni dei riflessi della natura sul fiume, le improvvise bianche spiaggette, le lussureggianti golene, regno incontra stato di falchi pellegrini, falchi pescatori, garzette, fenicotteri. Acqua nemica da temere: per il suo tragico irrompere fin dai tempi più remoti con devastanti straripamenti ed alluvioni. La tenace opera dell’uomo ha plasmato il paesaggio palesano, in particolare dal primo Seicento con la grandiosa opera idraulica del taglio di Porto Viro, il canale artificiale lungo sette chilometri che ha deviato le acque del Po. Nel Settecento sono nate le Valli da pesca, ancor oggi rilevante patrimonio economico per la produzione di pesce pregiato (spigole, orate, anguille, cefali). La compenetrazione terra-acqua rende il Polesine un paesaggio anfibio tutt’altro che statico ma in continuo divenire, movimentato con armoniosa discontinuità dall’alternarsi di canali, coltivazioni, centri urbani, cantieri navali, vegetazioni spontanee, pioppeti, testimonianze storico artistiche, parchi acquatici, borgate di pescatori, idrovie. Per concludere: tra il mare e i Polesani esiste da sempre una sfida, entrambi non ammettono di perdere; il mare con la forza cieca della natura, i Polesani con la forza atavica della sopravvivenza - S. De Stefani
Personalmente mi soffermerei sull’ultima frase del Post anzi, sull’ultima parola (dice tutto e non dice nulla ma rende chiaramente l’idea dell’ambiente e della sua gente più di molte parole) ossia: ‘SOPRAVVIVENZA’ -  Tratto da: http://www.aoionlus.it/Portals/0/DOCS/sottovoce_132_2010.pdf  



mercoledì 2 febbraio 2011

SAN BIAGIO - 3 Febbraio

Poche parole solo per ricordare che domani, Giovedì 3 Febbraio è San Biagio, protettore dei cardatori, dei materassai, dei suonatori di strumenti a fiato, degli otorinolaringoiatri, di tutti noi che abbiamo una gola, degli animali e delle attività agricole. San Biagio, nella sua qualità di Medico, in particolare per la guarigione dalle malattie della gola, è tra i quattordici Santi ausiliatori. Durante la sua celebrazione liturgica, in molte chiese i sacerdoti benedicono le gole dei fedeli accostando ad esse due candele; per questo è anche patrono degli ammalati della gola e degli otorinolaringoiatri. Personalmente come ‘Laringectomizzato’ non potevo di certo dimenticarmi di … LUI. La più antica citazione scritta sul santo è contenuta nei Medicinales di Ezio di Amida, vissuto nel VI secolo. A riguardo dei mali di gola, nella traduzione latina di Giano Corsaro dell'opera del medico greco, si legge: « Se la spina o l'osso non volesse uscire fuori, volgiti all'ammalato e digli «Esci fuori, osso, se pure sei osso, o checché sii: esci come Lazzaro alla voce di Cristo uscì dal sepolcro, e Giona dal ventre della balena.» Ovvero fatto sull'ammalato il segno della croce, puoi proferire le parole che Biagio martire e servo di Cristo usava dire in simili casi “O ascendi o discendi” ».

Per chi volesse saperne di più: http://it.wikipedia.org/wiki/Biagio_di_Sebaste - Un saluto 

martedì 1 febbraio 2011

MUSICA (con Roberto Vecchioni)

Preferisco esimermi da ogni commento tanto, sia l’autore-interprete che il brano sono conosciutissimi quindi, meglio ascoltare il brano in silenzio seguendo con lo sguardo il testo e, se ci si riesce anche il video. Buona ascolto, lettura e visione. SOGNA, RAGAZZO SOGNA  di ROBERTO VECCHIONI -                                                                                                                                                                                                                    E ti diranno parole - rosse come il sangue, nere come la notte, - ma non è vero, ragazzo, -                                                                                      che la ragione sta sempre col più forte; io conosco poeti -  che spostano i fiumi con il pensiero, - e naviganti infiniti – che sanno parlare con il cielo. – Chiudi gli occhi, ragazzo, - e credi solo a quello che vedi dentro; - stringi i pugni, ragazzo, - non lasciargliela vinta neanche un momento; - copri l’amore. ragazzo, - non lasciargliela vinta neanche un momento; - copri l’amore, ragazzo, - ma non nasconderlo sotto il mantello; - a volte passa qualcuno, - a volte c’è qualcuno che deve vederlo. – Sogna, ragazzo sogna – quando sale il vento - nelle vie del cuore, - quando un uomo vive – per le sue parole – o non vive più; - sogna ragazzo sogna, - non cambiare un verso – della tua canzone, - non fermarti tu … - Lasciali dire al mondo – quelli come te perderanno sempre; - perché hai già vinto, lo giuro, - e non ti posso fare più niente; - passa ogni tanto la mano – su un viso di donna, passaci le dita; - nessun regno è più grande – di questa piccola cosa che è la vita. – E la vita è così forte – che attraversa i muri senza farsi vedere – la vita è così vera – che sembra impossibile doverla lasciare; - la vita è così grande – che quando sarai sul punto di morire, pianterai un ulivo, convinto ancora di vederlo fiorire. – Sogna, ragazzo sogna, - quando lei si volta, quando lei non torna, quando il solo passo – che fermava il cuore – non lo senti più; sogna, ragazzo, sogna, - passeranno i giorni, - èasserà l’amore, - passeran le notti, finirà il dolore, sarai sempre tu … - Sogna, ragazzo sogna, - piccolo ragazzo – nella mia memoria, - tante volte tanti – dentro questa storia: - non vi conto più; - sogna, ragazzo, sogna – ti ho lasciato un foglio – sulla scrivania, manca solo un verso – a quella poesia, puoi finirla tu.


N.B.: I trattini (-) che si vedono non sono altro che dei distanziatori per separare le righe del testo. Si è usato questo ‘mezzuccio’ per consentire contemporaneamente la lettura del testo e la visione del video, almeno, così si … spera. Un saluto -