mercoledì 29 giugno 2011

AMBIENTE-NATURA-PAESAGGIO (n. 5)

“LA GINESTRA, O IL FIOR DEL DESERTO” 
di Giacomo Leopardi
Qui sull’arida schiena
del formidabil monte
sterminator Vesevo,
la qual null’altro allegra arbor né fiore,
tuoi cespi solitari intorno spargi,
odorata ginestra,
contenta dei deserti. Anco ti vidi
de’ tuoi steli abbellir l’erme contrade
che cingon la cittade
la qual fu donna de’ mortali un tempo,
e del perduto impero
par che col grave e taciturno aspetto
faccian fede e ricordo al passeggero.
Or ti riveggo in questo suol, di tristi
lochi e dal mondo abbandonati amante,
e d’afflitte fortune ognor compagna.
Così descrive la Ginestra Erri De Luca: “Il nostro sottosuolo ha stagioni sue per scaraventarsi all’aperto e rigurgitare la fiamma compressa. L’eruzione del vulcano è la neve del sud, sotto forma di cenere. Come la nevicata, è spessa e fa crollare tetti. La terra si raccoglie sotto la stesura ardente, aspetta che si sciolga la morsa dell’incendio. Come il bucaneve a fine inverno, così fa la ginestra sui fianchi del Vesuvio. Il suo giallo scintilla sulle terre flegree, inaugura il ritorno del regno vegetale. Il suo fiore di maggio è la resurrezione del suolo scotennato”. 
Chi è De Luca ? E’scrittore, traduttore e poeta italiano (nato a Napoli il 20 maggio 1950). Recentemente è stato definito "lo scrittore del decennio" dal critico letterario del "Corriere della Sera" Giorgio De Rienzo. A questo punto sono doverose quattro righe sul … personaggio. Nel 1968, a diciotto anni, raggiunge Roma, dove prende parte al Gaos (Gruppo di Agitazione Operai e Studenti), gruppo che fonderà Lotta Continua a Roma. Erri diventerà in seguito il responsabile del servizio d'ordine di Lotta Continua. Inoltre dichiarerà più di recente che al momento dello scioglimento di Lc (Rimini, 1976) non volle entrare in clandestinità e convinse il servizio d'ordine romano a seguire la sua stessa strada. In seguito svolge numerosi mestieri in Italia e all'estero, come operaio qualificato, camionista, magazziniere, muratore. Durante la guerra in ex-Jugoslavia è autista di convogli umanitari destinati alle popolazioni. Studia da autodidatta diverse lingue, tra cui lo yiddish e l'ebraico antico dal quale traduce alcuni testi della Bibbia. Lo scopo di queste traduzioni, che De Luca chiama “traduzioni di servizio", non è quello di fornire il testo biblico in lingua facile o elegante, ma di riprodurlo nella lingua più simile e più obbediente all’originale ebraico. Pubblica il primo romanzo nel 1989, a quasi quarant'anni: “Non ora, non qui”, una rievocazione della sua infanzia a Napoli. Regolarmente tradotto in francese, spagnolo, inglese, tra il 1994 e il 2002 riceve il Premio France Culture per “Aceto, arcobaleno”, il Premio ‘Laure Bataillon’ per “Tre Cavalli” e il ‘Femina Etranger’  per “Montedidio”. È del 1999 il libro “Tu, mio. Collabora a diversi giornali (La Repubblica, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Avvenire, Gli Altri) e oltre ad articoli d'opinione, scrive occasionalmente anche di montagna. Se qualcuno vuol leggere qualcosa di suo non ha che il problema della scelta, se di problema si tratta. Per quanto mi riguarda non avrei nulla da … aggiungere. Un saluto. Luciano Cremascoli -



domenica 26 giugno 2011

FARMACI (di marca o … equivalenti ?)

Farmaci di ... Marca oppure Farmaci Generici ? Questo è l'interrogativo che molti pazienti e - ahimè - anche parecchi Medici si pongono. Purtroppo il nome di farmaci generici (che deriva dalla traduzione letterale inglese) in italiano suona male perché dà l'idea di qualcosa che serve un po' per tutti i mali. Si dovrebbe parlare invece di medicinali equivalenti. Gli equivalenti sono prodotti analoghi ai farmaci di marca e possono essere prodotti quando i medicinali di marca hanno esaurito il periodo del brevetto. 
Devono essere commercializzati ad un prezzo di almeno il 20% inferiore rispetto ai prodotti di marca e devono recare il nome del principio attivo. Questo rappresenta un vantaggio perché il medico sa che cosa prescrivere e non rischia di confondersi,  visto che molti prodotti di marca, ognuno con un proprio nome di 'fantasia', contengono alla fine lo stesso principio attivo. I farmaci equivalenti sono messi in commercio solo dopo aver presentato una documentazione che riguarda la purezza del prodotto e la velocità di dissoluzione nel caso si tratti di compresse. Questi parametri devono essere sovrapponibili a quelli del corrispettivo prodotto con nome di fantasia. Inoltre si devono misurare nel sangue le concentrazioni del farmaco che - pur nell'ambito della variabilità individuale - devono essere simili a quelli ottenibili con il prodotto di riferimento. Infine numerosi studi clinici - anche per i farmaci cosiddetti 'salvavita' hanno dimostrato che il passaggio dalla somministrazione del farmaco equivalente a quella del farmaco di marca e viceversa non comporta cambiamenti di efficacia o di tollerabilità. Non vi sono quindi ragioni per supporre che vi siano differenze significative. D'altra parte questo sembra essere un problema italiano perché in tutto il mondo e in particolare in Germania ed Inghilterra il mercato dei farmaci equivalenti e almeno tre volte maggiore rispetto all'Italia. Da dove nascono, allora, i dubbi sugli equivalenti? Soprattutto da ragioni commerciali molto evidenti. 

Le industrie hanno un notevole interesse ad ostacolare il diffondersi degli equivalenti, perché per mantenere la competitività dei prodotti di marca le ditte devono diminuirne il prezzo e per di più vedono erose le loro vendite dalla concorrenza. Anche i Medici spesso esprimono dubbi, perché quando prescrivono un farmaco di marca, magari, in qualche caso si possono aspettare un ... 'ringraziamento'  da parte dell'industria che lo produce, mentre il farmaco equivalente può essere prodotto da molte industrie farmaceutiche. E' molto importante che i cittadini si rendano conto del fatto che i farmaci equivalenti fanno risparmiare parecchi soldi al Servizio Sanitario Nazionale (solo nel 2010 circa 600 milioni di euro), soldi che sono stati utilizzati per coprire in parte la spesa legata a farmaci molto costosi come quelli utilizzati per i pazienti con tumore. 


Quindi, quando si va in Farmacia o dal Medico ci si sappia regolare, si agisca di conseguenza e soprattutto con coscienza. Un saluto. Luciano Cremascoli -

giovedì 23 giugno 2011

DIETA MEDITERRANEA (il suo … segreto)

La ‘dieta mediterranea’ non è un programma dietetico, quanto piuttosto un vero e proprio stile di vita, tipico del bacino del Mediterraneo, ma esportabile ovunque. E’ caratterizzato da quantità abbondanti di alimenti di origine vegetale (ortaggi, cereali, e frutta fresca), dal consumo frequente di pesce, dall’olio di oliva come principale condimento, da poca carne, sostituita spesso dai legumi e poco vino (solo durante i pasti). I dolci vi compaiono solo in occasioni speciali, mentre non manca mai l’acqua.
Ma non è solo grazie alla tavola che questo regime alimentare ha dimostrato d’essere uno dei più sani. Un’altra componente fondamentale è, infatti, l’attività fisica, in origine quella quotidiana e faticosa svolta nei campi dai nostri avi.
 Il termine “dieta mediterranea” nasce in Italia nell’ultimo dopo-guerra, coniato dal medico (nonché biologo e fisiologo) americano Ancel Benjamin Keys ( 24 giugno 1904 – 20 novembre 2004), che aveva intuito le potenzialità preventive di quell’alimentazione. Prese dimora a Pioppi, un piccolo paese del Cilento (sub regione montuosa della Campania che si protende come una penisola tra i golfi di Salerno e Policastro nella zona meridionale della regione, dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità) e da qui diresse il famoso “Studio delle Sette Nazioni”, uno studio di confronto dello stile di vita di un campione di popolazione di Finlandia, Olanda, Grecia, Italia, Jugoslavia, Giappone e Stati Uniti.
Ancel Benjamin Keys (1904-2004)
I risultati dello studio dimostrarono la relazione tra la dieta e l’incidenza di alcune malattie, chiarendo in particolare che il tipo di grassi utilizzati, e non tanto la loro quantità, era legata al rischio di malattie cardiovascolari. Da allora, la ‘dieta mediterranea’ è considerata il modello alimentare ideale, adatto a qualsiasi età ed a qualsiasi etnia, in grado di prevenire le cosiddette “malattie del benessere” (obesità, diabete, ipertensione, disturbi digestivi) e diversi tipi di tumore, sia nella popolazione sana che in quella già malata.
I suoi effetti benefici non dipendono da singoli cibi o loro componenti. In altre parole, non è un determinato cibo ad essere “buono” o “cattivo”, quanto piuttosto l’insieme delle abitudini alimentari, la varietà della dieta e lo stile di vita attivo che contribuiscono a proteggere la salute. Quindi, a tavola tranquillamente ma con attenzione a quello che … ‘ingurgitiamo’ e non solo. Non dimentichiamoci che gli errori, anche alimentari e di stile di vita, prima o poi, in un modo o nell’altro li si … pagano. Un saluto. Luciano Cremascoli – 



lunedì 20 giugno 2011

CONTRO I TUMORI SEMI DI ALBICOCCA (e non solo…)

Quando si sente che un grande personaggio ha vinto la sua battaglia contro il CANCRO, una domanda mi torna angustiante: ma, visto lo stato nel quale la chemio e/o radio terapia riducono il povero ammalato, questi “vincitori del cancro” si saranno curati anche loro con le stesse cure alle quali siamo destinati noi, invece, comuni mortali? Ciò premesso pubblico quanto trovato casualmente sul web, commenti compresi. Dove ? A quest’indirizzo:
http://tuttouno.blogspot.com/2009/01/semi-di-albicocca-contro-i-tumori.html 
Il linguaggio usato è alquanto colorito e schietto ma ci può stare. Chi vuole può schiarirsi ulteriormente le idee ‘curiosando’ ulteriormente sul web e non solo. Il LEATRILE o Vitamina B 17 purificata, ha una storia di un paio di secoli. Sostanzialmente ed in estrema sintesi, è il principio attivo amarognolo che si trova nei semi della frutta:  la MANDORLA AMARA dei SEMI di ALBICOCCHE, PESCHE, CILIEGIE ecc. Chiunque può apprendere questa ‘storia’ girando per la Rete. Meglio se conosce un po’ di chimica. Ma vale la pena di perdere tempo per conoscere questa storia “infinita”? Direi di si, a mio modestissimo avviso. Ne vale sicuramente la pena: è un buon investimento di tempo. Una delle maggiori preoccupazioni della ricerca ortodossa anticancro, a quanto mi pare, è quella di discriminare le cellule malate dalle cellule sane: in mancanza di questa discriminazione si fa terra bruciata con la chemio che, distruggendo tutto, colpisce anche quelle malate. E’ come buttare il bambino con l’acqua sporca. Fortunatamente c’è Madre Natura. Questa ha un efficacissimo sistema discriminatorio delle cellule cancerose, invece. Funziona nella seguente maniera: Si è notato che le SOLE cellule malate sono ricchissime dell’enzima glucosidase. Orbene, assumendo la Vitamina B 17 o Laetrile, questa vitamina, ESCLUSIVAMENTE in presenza di questo enzima ed in VIRTU’ dello STESSO, reagisce sprigionando cianuro il quale distrugge le cellule malate contenente il glucosidase mentre, le cellule sane, non avendo questo enzima non vengono attaccate perché non avviene nessuna reazione di scissione da laetrile a cianuro.  “Quando aggiungiamo laetrile ad una coltura di cancro al microscopio, premesso che sia presente anche l’enzima glucosidase, possiamo osservare le cellule cancerose che muoiono come mosche”. (Dott. Dean Burk, cofondatore del Cytochemistry Department del National Cancer Institute - cit. da Nexus n° 45 - 2003). In realtà la Vitamina B 17 era già in uso nella Russia zarista per curare il cancro mentre si era notato che le popolazioni con alimentazione ricca di questa vitamina non erano soggette allo stesso. Ma il vero problema non è, a mio modesto avviso, l’efficacia o meno del Laetrile o Vitamina B 17 che dir si voglia. In ultima analisi questa molecola si potrebbe sempre testare (ma è già stato fatto), per verificarne o meno l’effettiva efficacia. Così come si potrebbero testare gli altri approcci alla lotta al cancro basati su molecole naturali. Finalmente si potrebbero comparare con la ufficiale chemio e vedere chi è più valida. Si scoprirebbe, perché no, che il re è nudo, chissà. Perché non provare? Ed è qui il problema. 

La chemioterapia è un affare colossale e non c’è affatto intenzione ed interesse a ricercare terapie alternative e meno invadenti che hanno il “difetto” di non essere brevettabili. Perché mai grandi multinazionali del farmaco dovrebbero spendere intere fortune per ricercare sul nocciolo di albicocca non brevettabile e quindi, a disposizione di tutti? Non è più logico che sperimentino su molecole artificiali ma, brevettabili? Il brevetto equivale a guadagni stellari. Ne consegue che, i princìpi medicamentosi che la Natura ci offre sono abbandonati a favore dei princìpi chimici artificiali ma brevettabili. Ed ecco che questo è un eclatante caso di mancanza dello Stato. Una ricerca medica statale dovrebbe essere obbiettiva e non tendere al profitto. E qui viene da pensare ai vari Poggiolini, De Lorenzo, al sangue infetto, alle vaccinazioni obbligatorie, al feroce boicottaggio attuato nei confronti del dott. Di Bella, al terrorismo sulle SARS, ai vaccini stagionali, vaccini contro mucche pazze, pecore pazze, maiali pazzi, galline pazze ecc. ecc., ai sedativi dati ai bambini. Siamo lontani. Altro che se si fanno sfilare l’osso di bocca dai semini di albicocca di Madre Natura, dalla vitamina C e dalla B 17!!! - In parallelo la televisione nazionale, eppure prende il canone, dovrebbe dare una informazione scientifica obbiettiva. Ed anche qui siamo lontani. I programmi “ufficiali” di divulgazione scientifica, diciamo così, sono totalmante e vilmente proni alla ortodossia scientifica: si, d’accordo, su cose già acclarate si perdono in dettagli ed effetti speciali e scenografici ma, quando si tratta di affrontare questioni dibattute, controverse, non c’è spazio per un minimo di contradittorio sicchè diventano una banale divulgazione parascientifica. E’ questa la minestra che ci passa la RAI nazionale. Del resto chi ha il coraggio di mettersi contro potentati economici, multinazionali del farmaco? E’ la guerra, impari dirò, tra farmaco chimico brevettabile e farmaco naturale non brevettabile. Come diceva qualcuno, il nostro corpo è una poderosa macchina da soldi per l’industria farmaceutica. A molti comuni mortali la chemio è servita. E così sia.
Parole per un’eventuale ulteriore ricerca: Amigdalina, Vitamina B 17, Vitamina C, Laetrile.
Aggiornamento a quanto scritto (dove e/o da chi):
La scienza e la ricerca devono essere studiate nel contesto di tutte le parti interessate che vi sono coinvolte. Bisogna porsi domande che mirino a determinare il peso relativo dei vari alleati nel processo di creazione dei fatti, quali i finanziatori, le aziende, il Ministero dell’Interno, le professioni e gli altri scienziati. Nell’analisi dei dibattiti scientifici, ci si dovrebbe sempre chiedere quali interessi sociali, istituzionali, politici e filosofici si trovano dietro ad asserzioni che spesso appaiono neutre e tecniche. (Manuale di metodologia della ricerca, Istituto di Scienza e Tecnologia dell’Università di Manchester). “………l'amigdalina non è una vitamina ma una sostanza derivata dallo zucchero che, in seguito alla sua degradazione ad opera degli enzimi digestivi, sviluppa cianuro. La potenziale attività antitumorale dell’amigdalina è stata suggerita da una presunta azione tossica nei confronti delle cellule neoplastiche: queste conterrebbero un enzima che scinde l’amigdalina producendo la formazione di cianuro, a sua volta letale per le stesse cellule tumorali. Tuttavia l’efficacia clinica dell’amigdalina come farmaco antitumorale, nonostante i ripetuti studi iniziati negli anni ‘60, non è stata dimostrata. Uno studio clinico che ha ben evidenziato l'inutilità e la pericolosità di questo trattamento è stato pubblicato nel 1982 sul The New England Journal of Medicine. Gli autori affermano "Nessun beneficio è stato osservato in termini di cura, miglioramento o stabilizzazione del tumore o dei sintomi o prolungamento della vita. I rischi della terapia con amigdalina sono stati evidenziati in molti pazienti con sintomi di tossicità da cianuro o con livelli ematici di cianuro vicini all'intervallo letale”. (Veronesi 25-05-2007). "La grande industria farmaceutica in generale è impegnata nella deliberata seduzione della professione medica a livello mondiale, nazione dopo nazione. Sta spendendo una fortuna per influenzare, assoldare e acquistare il giudizio accademico, al punto che nel giro di qualche anno, se essa continuerà indisturbata nel suo attuale e felice cammino, sarà difficile trovare un’opinione medica che non sia stata comprata." (The Nation, New York, intervista a John Le Carrè del 9 aprile 2001). "Non fatevi fuorviare dalle autorità mediche o dai politici. Scoprite i fatti e decidete per conto vostro come vivere una vita felice e lavorare per un mondo migliore." (Il due volte Nobel, 1 per la Pace, Linus Pauling, fondatore della chimica moderna).
Potrei concludere con un “regala un semino di mela e/o altra frutta a tutte le persone che conosci, spiegando loro che ‘tutti’  i semi di frutta contengono la ‘Vitamina B 17’, la vitamina che cura anche il cancro – quindi ricordatevi di mangiare i semi della frutta” ma, NON lo faccio in quanto NON sono un Medico, un Nutrizionista, Igienista od altro. Per quanto mi riguarda personalmente, dopo averci dormito su (vista anche l’ora tarda) approfondirò la cosa con un’ulteriore ricerca dopodiché deciderò il da farsi anche se penso (anzi, ne sono più che certo) che un qualche seme di Albicocca od altro frutto male che vada non farebbero di certo … male e qualora facessero realmente bene, ben vengano. Un saluto. Luciano Cremascoli –

sabato 18 giugno 2011

L’ARTE DI CATTELAN (il dito medio di…)

Ho notato che sulle pagine dei giornali (quotidiani e non), in particolare quelle finanziarie (Il Sole 24 Ore ad esempio) le foto della Borsa di Milano evitano di mostrare il monumento di Maurizio Cattalan, quello per intenderci della mano con il dito medio teso verso l’alto ad indicare un chiaro ed esplicito invito od insulto che dir si voglia. Posso capire la scelta dell’evitare di mostrare tale ‘opera’ nelle foto ma mi chiedo cos’abbia aspettato l’Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco Letizia Moratti prima e cosa aspetti ora il neo Sindaco, Giuliano Pisapia a rimuovere definitivamente quella statua. 
"Il dito" di Maurizio Cattelan
Ma chi è Cattalan ? Maurizio Cattalan nato a Padova il 21 Settembre 1960, artista italiano, e conosciuto più che altro per le sue ‘satire scultoree’, in particolare “La Nona Ora” (alle tre del pomeriggio), raffigurante Papa Giovanni Paolo II° colpito da una meteora.
"La Nona Ora" di Maurizio Cattelan

Tornando all’opera, si può dire (considerando l’eccentricità artistica dell’autore) che ‘il gioco è bello quando dura poco’. Sarebbe quindi ora di toglierla da Piazza Affari. L’arte non ne subirà di certo un torto, l’arte vera vive di vita propria (sostengono esperti e studiosi) e non ha bisogno di ‘esibirsi’ davanti ad indaffarati ed imbronciati uomini d’affari che ormai non la notano più nemmeno. Se qualcuno poi ritenesse che quel monumento più che arte andrebbe indicato come gioco, irridente e salutare ma pur sempre un gioco (o provocazione ?), ancor meglio. La Borsa è un luogo importante per Milano (e non solo…) ed è giusto si abbia nei suoi confronti quel rispetto che è dovuto a tutti. Poi, non sono questi i tempi per scherzare tanto sull’economia, le cose stanno già andando male da sole. C’è un tempo ed un luogo per ogni cosa. E’ stato divertente, ha divertito ed ha sortito l’effetto che cercava la scelta di Piazza Affari per il “dito di Cattelan”, ma ora è tempo sia collocata altrove. Dove non saprei, un ‘posticino’ glielo si può sicuramente trovare ma, vediamo di toglierla al più presto da dov’è attualmente. Un saluto. Luciano Cremascoli -

venerdì 17 giugno 2011

AMBIENTE-NATURA-PAESAGGIO (n. 4)

“DECAMERON” 
di Giovanni Boccaccio

Era già l’oriente tutto bianco e li surgenti raggi per tutto il nostro emisperio avevan fatto chiaro, quando Fiammetta da’ dolci canti degli uccelli, li quali la prima ora del giorno su per gli albuscelli tutti lieti cantavano, incitata su di levò e tutte l’altre e i tre giovani fece chiamare; e con soave passo a’ campi discesa, per l’ampia pianura su per le rugiadose erbe, infino a tanto che alquanto il sol fu alzato, con la sua compagnia, d’una cosa e d’altra con lor ragionando, diportando s’andò. Ma sentendo che già i solar raggi si riscaldavano, verso la loro stanza volse i passi: alla qual pervenuti, con ottimi vini e con confetti il leggiere affanno avuto fé ristorare, e per lo dilettevole giardino infino all’ora del mangiare si diportarono.

Un gruppo di sette ragazze e tre ragazzi si rifugia in una gradevole campagna, lontano da Firenze dove infuria la peste (1348). Ognuno dei giovani narrerà, ogni giorno, una novella, così da raggiungere il numero di 100 in 10 giorni. Gli uccelli che cantano alle prime luci dell’alba, i piedi che sfiorano l’erba scintillante di rugiada sono l’abbozzo armonioso di un Eden alla Simone Martini (pittore e miniatore italiano – Siena, 1284 * Avignone, 1344), contrapposto al cupo sfondo dell’epidemia cittadina. 
Così riassume il Decameron  (dal Greco Antico, ‘dieci giorni’), raccolta di cento novelle di Giovanni Boccaccio (1313 – 1375) scritte (probabilmente – si dice) tra il 1349 ed il 1351 da cui è tratta appunto la Novella di cui sopra, Cesare Segre, Filologo (studioso delle parole), Semiologo (studioso dei segni) e critico d’arte nonché, attualmente, Professore Emerito all’Università di Pavia e Direttore del Centro Ricerche su Testi e Tradizioni Testuali dello IUSS (Istituto Universitario di Studi Superiori) di Pavia.
Cosa potrei aggiungere io, comune mortale (o lettore che dir si voglia) dopo la così sintetica ma completa e chiara esposizione  d’una "penna" quale Cesare Segre ? Assolutamente nulla ! Un saluto. Luciano Cremascoli - 

mercoledì 15 giugno 2011

RIFLESSIONE SUL REFERENDUM: IL ‘SI’ AL NUCLEARE (vi invidio perché…)

Girovagando per il web mi sono imbattuto in questo, chiamiamolo così (magari impropriamente – non me ne si voglia), ‘sfogo-riflessione’ di tale ... (non ricordo). M’è talmente piaciuto che, senza nemmeno chiederne il permesso all’autore mi sono preso la libertà (con un bel copia - incolla) di ‘appropriarmene’ (speriamo che non se la prenda più di tanto o, peggio ancora, non mi citi per…) e pubblicarla qui sul mio Blog. Eccovelo:   
Vi invidio ! Vi ho visto. Eravate in tanti. In tutti questi giorni vi siete battuti, impegnati, scatenati per votare e, soprattutto, far votare “SI” al Referendum. Mi riferisco a quello dell'Energia. Sì, Sì, ed ancora Sì, vota ‘Sì’ per fermare il Nucleare. Il Nucleare andava “fermato” a tutti i costi. Vi invidio per la semplicità con cui avete risolto un problema complesso, così complesso che avete molti meno dubbi voi di chi certe cose le ha studiate per anni. Vi invidio perché in pochi mesi siete diventati tutti Fisici, Ingegneri Nucleari, Economisti, Oncologi, Scienziati e chi più ne ha più ne metta, tutti pronti a dare verità e certezze. Perché siete fieri di aver fatto una scelta, anche senza capire e senza sapere quale sia la verità. Vi invidio perché davvero pensate (non tutti, fortunatamente ma molti, si) che i pannelli fotovoltaici funzionano anche di notte, che non sono cancerogeni quando vengono smaltiti o che la Germania vuole sostituire l'Energia Nucleare con le rinnovabili. Vi invidio perché scegliete pensando a Fukushima, ma vi dimenticate in pochi giorni dei milioni di barili di petrolio che hanno devastato il Golfo del Messico, solo UN anno fa. Vi invidio perché davvero credete che la soluzione al problema energetico sia a portata di mano, e che è per colpa delle lobby che ci propongono ancora il vecchio Nucleare. Vi invidio perché pensate che il fotovoltaico costi meno del Nucleare. Vi invidio perché anche domani continuerete a fare il lavoro di sempre, senza che nessuno vi abbia giudicato. Vi invidio perché quando affronteremo le conseguenze, troverete mille altri motivi per giustificarle. Vi invidio per la spensieratezza con cui avete condiviso la propaganda del terrore. Vi invidio perché non avete riconosciuto chi c'era dietro la propaganda. Perché pensate che Greenpeace sia una ONLUS (Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale), quando invece prende migliaia di dollari da Rockefeller Brothers Fund, Inc. Ho vissuto con amarezza questi giorni e queste ore. Vi invidio perché ora vi sentite al sicuro. Perché ora vi sentite più ricchi. Perché oggi vi sentite più puliti. E perché siete convinti che, da oggi, la vostra vita sarà migliore grazie a questo voto. "BISOGNA CHE TUTTO CAMBI, PERCHE’ NULLA CAMBI”.

- chiariamo qualche dubbio sulle Centrali Nucleari in Europa - 
(qualora ce ne fosse bisogno)
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Mi permetto d'includere anche un’aggiunta proveniente da tale ... (altro non ricordo - sempre copia/incolla) che, a mio avviso completa meglio il ‘quadro’ ossia: “Vi invidio perché, nonostante vi sentiate così antinuclearisti, avete (ed avrete) la faccia tosta di utilizzare Energia Nucleare acquistata dalla Francia” aggiungendo una notizia dell'ultima ora (non so se certa al 100%) ossia che la “Svizzera ha programmato la costruzione di DUE Nuove Centrali Nucleari" quindi, noi, ‘intelligentemente e/o furbescamente’ ci approvvigioneremo anche da quelle 'fonti' poste appena al di là del nostro confine Nazionale. A quali costi (economicamente parlando) tutto questo NON è dato (almeno a noi comuni cittadini) saperlo. Mi fermo qui, potrei diventare noioso e ripetitivo; i referendari ‘vincenti’ stanno ancora euforicamente festeggiando loro vittoria del loro “SI”; una vittoria che oserei chiamare la ‘Vittoria di Pirro’, un Pirro del XXI° Secolo. Un saluto. Luciano Cremascoli – 

martedì 14 giugno 2011

ESTATE (in tavola la freschezza e…)

E’ in arrivo il gran caldo (il condizionale è d’obbligo visto il tempo e le previsioni metrologiche per i prossimi giorni) e con lui torna la voglia di cibi freschi e dissetanti. Si sa, l'estate e la stagione dei gelati, delle granite e delle belle e succulente fette di cocomero, ma non si può vivere solo di questi alimenti per i prossimi tre mesi. La natura diventa l'alleata più preziosa, offrendoci un'infinita varietà di frutti e verdure, belle da vedere e soprattutto buonissime da mangiare. Queste regine dell'estate possono essere consumate in mille modi diversi: basti pensare alle colorate insalatone, agli antipasti a base di pesce e verdure di stagione, alle pizze vegetariane, alle frittate e, dulcis in fundo, alle macedonie o alle torte di frutta fresca. C'e davvero l'imbarazzo della scelta di fronte ai banchi colorati dei negozi di ortofrutta, mercati rionali e supermercati, popolati dalla frutta e dagli ortaggi di stagione: in cucina le parole d'ordine diventano fantasia e creatività. Creare nuove ricette, senza il fastidio di "mettersi al fornelli", diventa un modo divertente per rilassarsi dopo una lunga giornata di lavoro. Cosa può esserci di più appetitoso di un bel piatto di riso freddo o di una saporita bruschetta al pomodoro? Cibi sani e genuini, ma senza rinunciare al gusto. Certo e che arrivare alle fatidiche cinque porzioni al giorno di frutta e verdura come consigliato dai medici spesso non e un'impresa facile, soprattutto a causa dello stile di vita frenetico a cui si è costretti. Una soluzione valida ed efficace è rappresentata dai frullati, perfetti per completare la prima colazione, come snack di metà mattina o pomeriggio o come dessert a fine pasto. I frullati aiutano a tamponare un improvviso attacco di fame senza appesantire ed in più assicurano tutti i micronutrienti fondamentali, soprattutto quando e necessario ripristinare la quota idrica, vitaminica e minerale nel nostro corpo. Per non parlare poi dell'efficace e benefico aiuto per la forma e la bellezza della pelle che, soprattutto in estate, necessita di vitamine per contrastare gli effetti dannosi dei raggi del sole. Non dimentichiamoci però che non è sufficiente frutta e verdura per ‘assecondare’ le esigenze dell’organismo a meno che … (vedesi seguito) 
Soffermiamoci un attimo su: STILI DI VITA (e cucina).
IL LIMITE tra moda e stile di vita e sempre più sottile: si tratta della dieta vegetariana e delle sue sorelle, quella vegana e macrobiotica. Molti le confondono, altri le praticano con assoluta convinzione. Ma dove stanno le differenze? Innanzitutto, nella dieta vegetariana viene eliminata dal frigorifero ogni traccia di carne animale, compresi i pesci e i crostacei. I più ferrei sostenitori di questo stile di vita eliminano il formaggio, il latte e le uova, bandendo cosi qualsiasi prodotto di origine animale anche derivato. In tal caso si parla di dieta vegana: chi la pratica non solo non consuma certi alimenti, ma rifiuta anche di acquistare capi in lana o in pelle, che implicano lo sfruttamento di animali. 

La dieta macrobiotica, a base di alimenti non raffinati, comporta il consumo di piatti bilanciati secondo il principio dello yin - cibi acidi come frutti, verdure e farinace - e dello yang - cibi alcalini, vale a dire di origine animale. Un pasto equilibrato dovrebbe quindi contenere tutti e cinque i sapori: dolce, salato, amaro, acido e piccante. 
Dunque, per concludere, alimentazione vegetariana (o addirittura vegana) o no, se vogliamo sentirci sempre in forma (e non solo d’estate) facciamo nostra quella famosa locuzione latina che diceva: ‘in medio stat virtus’ il cui significato in italiano (e soprattutto pratico) è: «LA VIRTU’ STA NEL MEZZO». Infatti la locuzione di cui sopra ‘invita’ a ricercare l’equilibrio, che si pone sempre tra due estremi, pertanto al di fuori di ogni esagerazione. Quindi, ‘navighiamo’ sempre al centro del fiume senza avvicinarci troppo ne alla sponda sinistra e nemmeno alla destra eccezion fatta per necessità estreme (nel caso dell’alimentazione, consigli del Medico). Io lo sto già facendo, e voi ? Un saluto. Luciano Cremascoli – 

venerdì 10 giugno 2011

AMBIENTE-NATURA-PAESAGGIO (n. 3)

“LA COGNIZIONE DEL DOLORE”
di Carlo Emilio Gadda
Dal terrazzo la veduta spaziava perdutamente fino alle lontane colline, e poi più lontano forse, nel sole. Si spegneva ai tardi orizzonti: e agli ultimi fiumi delle fabbriche, appena distinguibili nella foschia: posava alle ville e ai parchi, cespi verdissimi, antichi, tutt’attorno la mite accomandita di quei piccoli laghi. Eran livelli celesti, opachi, future torbiere, tra l’insorgere dei mille piacevoli incidenti d’una orografia serena, che aveva conosciuto il cammino delle Grazie. Terra vestita d’agosto, v’erano sparsi i nomi, i paesi. Ed era terra di gente e di popolo, vestita di lavoro.
CARLO EMILIO GADDA (1893-1973)
Ogni provincia italiana, commenta Silvia Avallone, giovane scrittrice e poetessa di casa nostra, ha delle vedute così. Laggiù i relitti industriali, coperti di edere; qui i resti di un mercato, le luci che si spengono negli uffici. C’è sempre una collina, o un parco, tra una fessura e l’altra. Il confine della natura, la sua grazia taciturna, resistono all’insistenza delle scavatrici, agli sbuffi grigi degli impianti. La terra è come noi, vestita di lavoro. Alberi e ciminiere si confondono in un unico tessuto. Basta lasciare libero lo sguardo, sembra dirci Gadda, per scorgere la segreta somiglianza tra i profili dei capannoni e quelli delle colline e dei fiumi. 
Silvia Avallone 
Personalmente non concordo pienamente con la Avallone nel sostenere che ‘ogni provincia italiana ha vedute così’, geograficamente l’Italia è troppo ‘diversa’ come territorio: si va dai territori prevalentemente montagnosi ed umidi del nord a quelli aridi ed asciutti del sud, da quelli eccessivamente industrializzati a quelli prevalentemente agricoli-pastorizi, province completamente ‘affacciate’ sul mare e province che il mare non sanno nemmeno cosa sia ma, prendiamo sia la poesia ‘paesaggistica’ che successivo commento per quello che sono. Ad ognuno la libertà di dare l’interpretazione che ritiene più appropriata; dopotutto ogni cosa (vivente o meno) può apparire più o meno gradevole alla vista, tutto dipende dall’angolatura e/o dallo spirito con la quale la si intende osservare. Un saluto. Luciano Cremascoli -

martedì 7 giugno 2011

AMBIENTE-NATURA-PAESAGGIO (n. 2)

"LA TRAGEDIA DEL POLESINE"
di Carlo Levi
Non ci inganni il vago incanto della laguna, di questo mondo naturale, rovesciato e funesto. Ai giorni di sole seguiranno altre piogge, e i geli dell’inverno, e le lentissime nebbie; e quando le acque si ritireranno, lasceranno dappertutto stagni malsani, paludi, distruzione e deserto; le case, che ora sembrano librarsi in cielo, crolleranno minate dall’acqua. Oggi tutto è ancora in moto, si pensa a salvarsi, a aiutare, un’onda attiva di solidarietà si leva da ogni parte; ma domani, tra qualche mese il ritorno sarà solitario, e ben più triste, nel fango e nella desolazione. Questa gente contadina, dura e tenace, riprenderà la vanga e l’aratro, ricomincerà da capo a ricreare una terra abitabile e civile, al posto di questo ingannevole specchio di acque e di ombre.

Commento di Isabella Bossi Fedrigotti: Colpisce di Carlo Levi, lo sguardo che sa vedere oltre le apparenze, svelando una seconda, anzi una terza faccia di tutte le tragedie, non soltanto di quella dell’alluvione del Polesine. Prima arrivano all’improvviso, la distruzione e la morte; poi, immediate, la solidarietà, la corsa al soccorso che inducono a dimenticare, un poco, l’orrore. Da ultimo, però, passata l’emergenza, tornati a casa i generosi aiutanti, restano devastazioni e solitudine, grandissima solitudine.
Ci si chiederà perché dai "Promessi Sposi", eterno e maestoso Romanzo del Manzoni sia ‘passato’ alla più realistica Tragedia del Polesine pur in forma poetica. La risposta è semplicissima anche se imprevedibile: io sono nativo del Polesine (ad essere precisi di Contarina, ora Porto Viro prov.Rovigo) ma non solo, sono un ‘reduce’ della famosa- drammatica alluvione del Novembre ’51 (allora avevo 2 anni e 2 mesi) e, come dice il Poeta, salvato dall’ “onda attiva di solidarietà” che mi ha portato dove vivo tuttora. Non ci si lasci trarre in inganno dal mio cognome (Cremascoli) quello è il cognome della famiglia che a suo tempo mi ha ‘ospitato’ e che in seguito mi ha adottato. Il mio cognome ‘precedente’ è un classico del Veneto/Polesano. Però, a distanza di 60anni ogni qual volta sono costretto (non lo faccio mai volentieri – non ci trovo mai nulla di nuovo – sempre il solito stato d’abbandono e la più totale staticità sia nell’ambiente che negli abitanti d’oggi che poi sono ancora quelli di allora e relativa prole – più che altro un vivacchiare: zero voglia di fare, zero voglia di nuovo, zero tutto) a tornare in quelle ‘terre’ (in visita a quei pochi parenti rimasti) mi convinco sempre più che non avrò mai nostalgia di quella terra in cui sono nato (io, i miei fratelli, genitori e nonni). Di quei giorni dell’alluvione naturalmente non ricordo nulla (l’età non me lo ha permesso, fortunatamente) ma ci tornavo ogni estate durante le vacanze sino all’età di 13 anni quando un virus (proveniente dall’acqua che si usava per cucinare e bere – già negli anni 60 ancora non si era ancora provveduto a potabilizzare l’acqua)  mi ‘danneggiò’ gravemente il fegato (problema risoltosi con tre anni di assidue ed incessanti cure) dopodiché la mie visite si fecero sempre più distanziate nel tempo anche se ora, va riconosciuto, l’acqua potabile è disponibile ovunque, la gente (quella non emigrata negli anni 60-70 in cerca di sopravvivenza) vive in comode case con ogni comodità e dispone di automobili magari sovradimensionate rispetto alle loro possibilità, i giovani poco interessati allo studio ‘attendono’ gli venga proposto un lavoro di loro gradimento. Per concludere, tutto l’opposto dell’ambiente nel quale sono cresciuto e nel quale tutt’ora vivo, ambiente dinamico,  sempre attivo, sempre alla ricerca del ‘fare’, di qualunque cosa si tratti, purché non si rimanga con le mani in … mano. Probabilmente, filosoficamente parlando, vivono molto meglio loro che non io (o noi, che dir si voglia). Un saluto. Luciano Cremascoli -  

lunedì 6 giugno 2011

AMBIENTE-NATURA-PAESAGGIO (n. 1)

"ADDIO, MONTI"
di  Alessandro Manzoni
Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna, si disabbelliscono, in quel momento, i sogni della ricchezza; egli si meraviglia d’essersi potuto risolvere, e tornerebbe allora indietro, se non pensasse che, un giorno, tornerà dovizioso. Quanto più s’avanza nel piano, il suo occhio si ritira, disgustato e stanco, da quell’ampiezza uniforme; l’aria gli par gravosa e morta; s’inoltra mesto e disattento nelle città tumultuose; le case aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade, pare che gli levino il respiro; e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero, pensa, con desiderio inquieto, al campicello del suo paese, alla casuccia a cui ha già messi gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprerà, tornando ricco a’ suoi monti. 
Commento di Paolo Antonucci tratto da ‘Studenti.it’: L’ “ADDIO, MONTI”  è una vera e propria poesia che si trova alla fine dell’VIII capitolo dei promessi sposi. Lucia saluta i suoi amati monti che sorgono dalle acque del lago di Como, e le loro cime inuguali che sono notate solo dalle persone che erano cresciuti lì. Quelle cime erano impresse nella sua mente e da Manzoni vengono paragonate alle sagome dei familiari di Lucia. Passa poi a descrivere i fiumi dei quali Lucia conosceva il rumore che questa volta viene paragonato al rumore delle voce dei suoi familiari. Saluta poi le case bianche che sembravano come delle pecore al pascolo. Manzoni passa a descrivere una persona che andava via da quei luoghi in cerca di fortuna e dice che quei luoghi erano più belli dei desideri che aveva, dice inoltre che quella persona andava via solo perché sapeva che in seguito sarebbe tornata da ricca; mano a mano che se ne andava quelle figure diventavano sempre più piccole e l’aria si faceva pesante data la vicinanza della città. In città le case erano tutte attaccate e le strade davano un senso di soffocamento. Si ritorna ora a Lucia che non avrebbe mai pensato di partire da lì se non spinta dalla forza oppressiva di Don Rodrigo, Lucia dice che con l’andare via di lì stava perdendo tutti i desideri e tutte le abitudini. Lei è costretta ad andare via di lì e a conoscere altri monti e non riesce neanche a pensare al momento del ritorno. Verso la fine inizia a salutare la casa nativa nella quale aveva imparato a riconoscere il rumore dei passi di Agnese e Renzo. Saluta la casa di Renzo(straniera) passando davanti la quale, spesso diventava rossa dalla vergogna e nella quale voleva vivere con il suo amato; saluta anche la chiesa nellla quale il suo animo era spesso rassicurato dai canti della domenica e dove il suo amore doveva essere consacrato. Alla fine della poesia c’è una frase molto importante, forse la più importante del romanzo nella quale Manzoni dice che Dio non turba mai la felicità dei suoi figli se non per prepararne una più grande e … balla.(In questa frase Manzoni predice il lieto fine del libro)


A questo punto, considerato lo spessore dell’autore della Poesia, la rilevanza del Romanzo Storico in cui essa è inserita ed il commento seguitone non mi rimane che … chiudere. Alla prossima. Un saluto – Luciano Cremascoli - 

domenica 5 giugno 2011

GIORNATA MONDIALE DELL’AMBIENTE “le Foreste, natura al nostro servizio“

 Oggi, 5 giugno, è la “Giornata Mondiale dell’Ambiente”, quando è stata costituita, dove, come e perché ?

Nel 1972 si tenne a Stoccolma, in Svezia, una conferenza sull’ Ambiente durante la quale si è cercato di trovare il modo migliore per preservare il più grande patrimonio dell’umanità: le foreste. Le 113 nazioni riunite stilarono una Dichiarazione di 26 principi sui diritti dell’uomo e sui suoi doveri nei riguardi dell’ambiente. Gli uomini sono detentori in egual misura di diritti connaturati e inalienabili. Primo fra tutti è il diritto alla VITA, che è strettamente collegato a quello alla libertà, all’uguaglianza, nonché al diritto di vivere in condizioni idonee. Sulla base di quanto stabilito quasi quarant’anni fa, la Giornata Mondiale dell’Ambiente (WED) – che si celebra ogni 5 giugno ed è stata istituita dall’ Onu proprio in onore delle Conferenza di Stoccolma – è incentrata sul tema “Le Foreste: natura al nostro servizio“. Questa è solo una delle tante tematiche trattate nel corso degli anni nella giornata dedicata alla tutela dell’ Ambiente. Infatti dalla sua prima celebrazione ( nel 1973) è stata teatro di discussioni a favore della salvaguardia del suolo e dell’ acqua, del cambiamento climatico dovuto alle desertificazioni, che incidono in modo negativo sull’ ambiente e sull’uomo, e dello strato del buco dell’ozono. E’ inutile dire che ormai le foreste sono in pericolo a causa dei processi di industrializzazione e l’uomo è “ fruitore “ di tutte le conseguenze negative che derivano dallo sfruttamento dei cosiddetti polmoni verdi del pianeta. Non è solo la natura a pagare lo scotto della negligenza dell’uomo, troppo impegnato nei suoi intenti espansionistici del potere e soggiogato alla sete di guadagno, ma anche gli animali. Infatti è scoppiato l’allarme per gli animali di specie protetta, minacciati da cambiamenti climatici, aumento demografico e diversa destinazioni d’uso delle foreste e delle terre. Tra i polmoni verdi tropicali in pericolo ci sono i bacini del Congo, dell’ Amazzonia e del Borneo, di cui si è trattato nel Summit, tenutosi in Congo e da poco concluso, sulle foreste tropicali. Campione nell’ambito della salvaguardia del settore ambientale, nonché culturale, artistico, cinematografico, industriale e tecnologico è l’India, patria in cui si svolge il 5 giugno 2011 la Giornata Mondiale dell’ Ambiente. In più, ciò che ha fatto sì che questo stato ospitasse l’evento sono le iniziative verdi della green economy, che sta tanto a cuore all’ UNEP. Inoltre l’India si serve di turbine eoliche, di industrie del solare e vive all’insegna di norme che regolano gli investimenti sull’acqua e sulle terre. Si è espresso a riguardo il direttore esecutivo del programma Onu per l’ Ambiente, Achim Steiner, che dice: “ Nel corso di quarant’ anni di storia della Giornata Mondiale dell’ Ambiente, le città e le comunità indiane sono state tra le più attive, con un gran numero di iniziative intraprese in tutto il paese ogni anno. E’ giusto che questa economia in rapido sviluppo sia l’ospite del 2011 “. Anche il resto del mondo si adopera al meglio per celebrare questa giornata attraverso sfilate e parate in bici, concerti, e campagne di sensibilizzazione per la pulizia dell’ ambiente e dei luoghi pubblici.
Nei prossimi giorni pubblicherò poesie, brevi racconti, novelle ed altro (13, cominciando da una Poesia del grande Alessandro Manzoni e tratta dai Promessi Sposi – per non far confusioni e/o trarre in inganno avranno tutte/i lo stesso titolo ‘Ambiente-Natura-Paesaggio’ ed un numero progressivo naturalmente cominciando dal numero Uno) scritti e/o provenienti da Poeti-Scrittori di Ieri e di Oggi con relativi Commenti e naturalmente qualcosa, sia pur ‘modesto’, di mio sempre rimanendo sull’argomento ma riguardanti il contesto Italiano. Quindi, alla prossima. Un saluto. Luciano Cremascoli - 

venerdì 3 giugno 2011

IL VALORE (…del tempo)

Girovagando per il web, com’è mia abitudine ormai da tempo, mi sono imbattuto in quella che può essere chiamata una poesia, non ha un nome (perlomeno, non l’ho trovato), un autore (non ho trovato nemmeno quello) ma ci ho trovato molta sensibilità, sentimento, delicatezza, tenerezza ma soprattutto un qualcosa che lancia un messaggio molto forte e chiarissimo che racchiuderei in tre semplici parole, non parole qualsiasi ma parole semplicissime che danno il senso dell’infinito, del tutto e del nulla: valore, tempo e vita. A questa Poesia mi son preso la libertà di dare un nome, un nome che mi pare si avvicini il più possibile all’insegnamento che la stessa intende dare, così, senza mezzi termini, senza ma e senza se, non lasciando nemmeno il tempo al lettore di riflettere in quanto nella sua brevità (solo poche strofe) arriva inesorabilmente alla drastica conclusione che non vale la pena nemmeno di fermarsi a pensare ossia che ‘non va perso un solo attimo e vanno vissuti tutti gli attimi della vita’.



 Quindi, il titolo sarebbe: IL VALORE (…del tempo)

Per scoprire il valore di un anno,
chiedi a uno studente che è stato bocciato

all'esame finale.

Per scoprire il valore di un mese,
chiedi a una madre che ha messo al mondo un bambino
troppo presto.

Per scoprire il valore di una settimana,
chiedi all'editore di una rivista settimanale.

Per scoprire il valore di un'ora,
chiedi agli innamorati che stanno aspettando di vedersi.

Per scoprire il valore di un minuto,
chiedi a qualcuno che ha appena perso il treno,
il bus o l'aereo.

Per scoprire il valore di un secondo,
chiedi a qualcuno che è sopravvissuto a un incidente.

Per scoprire il valore di un millisecondo,
chiedi ad un atleta che alle Olimpiadi
ha vinto la medaglia d'argento.

Il tempo non aspetta nessuno.

Raccogli ogni momento che ti rimane,
 perché ha un grande valore.

Condividilo con una persona speciale,
e diventerà ancora più importante.


Non avrei altro da ... aggiungere, ormai ho già detto tutto nel 'preambolo', qualora mancasse qualcosa, lo si trova nelle parole o tra le righe della Poesia stessa. Come diceva sempre mio nonno, 'a buon intenditor poche parole' ed a quanto pare io ne ho già dette ... troppe. Un saluto. Luciano Cremascoli -

RICORDI DEL PASSATO (il 'mio' nonno)

Tra le 'cianfrusaglie' in una cassa in soffitta ho trovato dei documenti dimenticati. Era tutta ‘roba’ di mio nonno Leone (Leone era il suo secondo nome, il primo era Leone), per me era solo ‘mio nonno Leone’, ci lasciò quando avevo 8 anni (nel 1957) ma guardando questi che posso chiamare ‘cimeli’ mi vengono in mente quei pochi anni passati con lui, le sue storie che mi raccontava per tenermi buono, quando lo facevo arrabbiare perché volevo ‘trafficare’ con i suoi attrezzi da falegname (ha sempre fatto il falegname) mentre, già in pensione si dilettava con dei lavoretti di manutenzione in casa (aveva paura che mi facessi male – non ne aveva tutti i torti, vivace com’ero da piccolo…). Mi aveva raccontato dei tempi di quand’era giovane e fece la guerra (era nato nel lontano 1893), quella del 1915-18 ma a me pareva come se stesse raccontandomi una delle sue solite favole per farmi addormentare. Ora che ho trovato questo materiale (il ‘Foglio di Congedo’, datato 1919 e l’attestato di ‘Concessione Medaglia di Bronzo al valore Guerra 15-18’) mi prendo la libertà di ‘metterla’ nel mio Blog , avrò così il tutto più a portata di mano (sarebbe meglio dire d’occhio o di memoria). Naturalmente tali documenti visto il tempo trascorso e la conservazione non certo ottimale, considerando anche che la scannerizzazione (essendo pergamene, l’una di cm. 25 x 34 e l’altra 36 x 50), dovendo riportare il tutto in ‘A4’ (le dimensioni massima ottenibili con il mio scanner) hanno fatto perdere molto della propria originari età i documenti stessi anche in funzione del fatto che costoro erano ‘compilati’ manualmente con penna, pennino ed inchiostro. Dopotutto a me va bene anche così. Naturalmente se si vuol meglio visionare il tutto è opportuno 'cliccarvici' sopra con il 'mouse' al fine di rendere il tutto più visibile.
Ecco quindi il “FOGLIO DI CONGEDO ILLIMITATO” (arruolato il 01-06-1915 e congedato il 20-11-1918) rilasciato 11 Settembre 1919:

Autorizzazione a fregiarsi della "MEDAGLIA ISTITUITA  A RICORDO DELLA GUERRA MCMXV – MCMXVIII" rilasciata in data 27 maggio 1922:  

Medaglia di Bronzo (lato ‘A’) detto anche "testa":

Medaglia di Bronzo (lato ‘B’) detto anche retro o "croce":

Avrei molto altro da dire-raccontare in merito ma preferisco, almeno per ora, custodire tutto nell’angolo dei ricordi, nella mia mente. Eventualmente si potrà tornare in argomento più avanti anche perché avrei ricordi-documenti di famiglia a me cari anche della Seconda Guerra Mondiale (quella del 40-45), vissuta anch’essa in prima persona (sarebbe più preciso aggiungere … sul campo, di battaglia) da mio padre. Un saluto – Luciano Cremascoli -