martedì 7 giugno 2011

AMBIENTE-NATURA-PAESAGGIO (n. 2)

"LA TRAGEDIA DEL POLESINE"
di Carlo Levi
Non ci inganni il vago incanto della laguna, di questo mondo naturale, rovesciato e funesto. Ai giorni di sole seguiranno altre piogge, e i geli dell’inverno, e le lentissime nebbie; e quando le acque si ritireranno, lasceranno dappertutto stagni malsani, paludi, distruzione e deserto; le case, che ora sembrano librarsi in cielo, crolleranno minate dall’acqua. Oggi tutto è ancora in moto, si pensa a salvarsi, a aiutare, un’onda attiva di solidarietà si leva da ogni parte; ma domani, tra qualche mese il ritorno sarà solitario, e ben più triste, nel fango e nella desolazione. Questa gente contadina, dura e tenace, riprenderà la vanga e l’aratro, ricomincerà da capo a ricreare una terra abitabile e civile, al posto di questo ingannevole specchio di acque e di ombre.

Commento di Isabella Bossi Fedrigotti: Colpisce di Carlo Levi, lo sguardo che sa vedere oltre le apparenze, svelando una seconda, anzi una terza faccia di tutte le tragedie, non soltanto di quella dell’alluvione del Polesine. Prima arrivano all’improvviso, la distruzione e la morte; poi, immediate, la solidarietà, la corsa al soccorso che inducono a dimenticare, un poco, l’orrore. Da ultimo, però, passata l’emergenza, tornati a casa i generosi aiutanti, restano devastazioni e solitudine, grandissima solitudine.
Ci si chiederà perché dai "Promessi Sposi", eterno e maestoso Romanzo del Manzoni sia ‘passato’ alla più realistica Tragedia del Polesine pur in forma poetica. La risposta è semplicissima anche se imprevedibile: io sono nativo del Polesine (ad essere precisi di Contarina, ora Porto Viro prov.Rovigo) ma non solo, sono un ‘reduce’ della famosa- drammatica alluvione del Novembre ’51 (allora avevo 2 anni e 2 mesi) e, come dice il Poeta, salvato dall’ “onda attiva di solidarietà” che mi ha portato dove vivo tuttora. Non ci si lasci trarre in inganno dal mio cognome (Cremascoli) quello è il cognome della famiglia che a suo tempo mi ha ‘ospitato’ e che in seguito mi ha adottato. Il mio cognome ‘precedente’ è un classico del Veneto/Polesano. Però, a distanza di 60anni ogni qual volta sono costretto (non lo faccio mai volentieri – non ci trovo mai nulla di nuovo – sempre il solito stato d’abbandono e la più totale staticità sia nell’ambiente che negli abitanti d’oggi che poi sono ancora quelli di allora e relativa prole – più che altro un vivacchiare: zero voglia di fare, zero voglia di nuovo, zero tutto) a tornare in quelle ‘terre’ (in visita a quei pochi parenti rimasti) mi convinco sempre più che non avrò mai nostalgia di quella terra in cui sono nato (io, i miei fratelli, genitori e nonni). Di quei giorni dell’alluvione naturalmente non ricordo nulla (l’età non me lo ha permesso, fortunatamente) ma ci tornavo ogni estate durante le vacanze sino all’età di 13 anni quando un virus (proveniente dall’acqua che si usava per cucinare e bere – già negli anni 60 ancora non si era ancora provveduto a potabilizzare l’acqua)  mi ‘danneggiò’ gravemente il fegato (problema risoltosi con tre anni di assidue ed incessanti cure) dopodiché la mie visite si fecero sempre più distanziate nel tempo anche se ora, va riconosciuto, l’acqua potabile è disponibile ovunque, la gente (quella non emigrata negli anni 60-70 in cerca di sopravvivenza) vive in comode case con ogni comodità e dispone di automobili magari sovradimensionate rispetto alle loro possibilità, i giovani poco interessati allo studio ‘attendono’ gli venga proposto un lavoro di loro gradimento. Per concludere, tutto l’opposto dell’ambiente nel quale sono cresciuto e nel quale tutt’ora vivo, ambiente dinamico,  sempre attivo, sempre alla ricerca del ‘fare’, di qualunque cosa si tratti, purché non si rimanga con le mani in … mano. Probabilmente, filosoficamente parlando, vivono molto meglio loro che non io (o noi, che dir si voglia). Un saluto. Luciano Cremascoli -  

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